La vincitrice Marianna Balducci: “Ecco la mia scuola del

FULL COLOR
La vincitrice Marianna Balducci:
“Ecco la mia scuola del desiderio”
sommario
editoriale
di Maria Grazia Frisaldi
Il numero di 6Donna che
state per sfogliare potrà sembrarvi, a prima vista, autoreferenziale. Vi sbagliate.
Il numero di Marzo non è un
numero che parla della redazione del nostro free-magazine,
della prima edizione del premio
dedicato alle eroine di ogni
giorno o dei progetti che intendiamo realizzare sul territorio,
per la città. E’, invece, un numero che parla di voi lettori,
della vostra sensibilità nell’individuare donne speciali, grattando via la patina della
quotidianità che rende loro straordinariamente ordinarie, diversamente normali. Speciali,
appunto.
E’ un numero che racconta
un’altra faccia di Foggia: una
città insolitamente viva e vitale,
nonostante troppo spesso ci appaia stanca e senza stimoli; una
città generosa, concreta e operosa che ci fa mettere da parte,
almeno solo per un attimo, le
ansie e le preoccupazioni di tutti
i giorni. Questo numero, nasce
dall’entusiasmo per il successo
riscosso dal “Premio 6Donna”,
una pazza idea partorita da questa redazione, ma che è stata
immediatamente compresa e
condivisa dalla città. Ed è questo
l’aspetto che ci inorgoglisce di
più. Una serata-evento resa ancora più bella dalla rete di artisti
che hanno sposato la causa:
tante attrici, una musicista, una
danzatrice ed un illustratore/vignettista che hanno donato i
loro talenti e la loro arte, contribuendo a mettere su l’evento.
Una serata resa possibile grazie
alla Fondazione Apulia Felix,
presieduta da Giuliano Volpe,
che ci ha ospitato nell’auditorium ‘Santa Chiara’, e all’associazione “Il cortile e il pancotto”
che ha patrocinato l’evento. Un
ulteriore ringraziamento, va al
nostro editore Franco Di
Gemma, che ha scommesso insieme a noi su questa iniziativa.
Tutti i nostri sforzi sono, infatti,
orientati a confezionare il migliore prodotto possibile, secondo le nostre potenzialità e
possibilità. Come ulteriore crescita di questo mensile ormai
adolescente, 6Donna acquista 4
cm e diventa full color: un altro
investimento finalizzato a rendere sempre più piacevole il nostro appuntamento mensile. Il
numero di 6Donna che state per
sfogliare potrà sembrarvi, a
prima vista, autoreferenziale. Vi
sbagliate. Il numero di Marzo
che state per leggere è dedicato
a voi, e parla di voi.
Buona lettura!
20
Attualità
4
Pronto Soccorso,
I numeri dell’emergenza
19 Ginecologa:
Parto Cesareo: quando e perchè
Chirurgo Pediatrico:
Focus
Speciale Premio 6Donna
6
7
•
L’elogio della (straordinaria) normalità
La vincitrice Marianna Balducci:
“Ecco la mia scuola del desiderio”
Premi e menzioni speciali
Politica
8
Senza “50&50”
Alla condizione dei “cavernicoli”
Moda
9
Nuove collezioni Cerimonia:
come Madre Natura
Salute
12 Obesità infantile:
Grasso non è bello
Ambienti
15 Tra benessere e armonia:
cos’è il Feng Shui?
Incontri
16 Gegè Telesforo
e i sogni ancorati alla ’zolla’
Rubriche
18 Medico Cav:
Alimenti e farmaci, mix imperfetto
Dentista:
Salute orale in gravidanza
marzo - duemilaquindici
Stenosi ipertrofica del piloro
19 Cardiologa:
Pervietà del forame ovale
Esperta in nutrizione:
L’alimentazione del bambino
22 Psicologi:
Omosessualità: patologia o normalità
Avvocato:
Cos’è l’affitto “con riscatto”
marzo - duemilaquindici
3
attualità
A febbraio visitati 5mila pazienti ed erogate 25mila prestazioni
A cura di Maria Grazia Frisaldi
Pronto Soccorso,
i ‘numeri’ dell’emergenza
Tra criticità, tempi d’attesa e sanità 2.0: in arrivo 6 medici e 12 infermieri
Procacci: “Sembra una catena di montaggio, ma diamo risposte a tutti”
S
badigli e preoccupazione nella sala d’attesa; l’occhio guarda più volte l’orologio,
mentre aumenta l’apprensione e le telefonate si rincorrono. Chi è più esperto cerca di
tranquillizzare i novizi: “Ci vuole tempo. Hai
sentito? E’ appena arrivata un’ambulanza”. Ci
si mette, quindi, l’anima in pace e si torna ad
aspettare.
In quel limbo di facce, sospiri pesanti e
preoccupazione c’è un cartello che recita “Vietato l’ingresso”, ben chiaro sulla porta. Eppure
c’è sempre il parente di turno che decide di sfidare la pazienza di medici e infermieri trasformando il (legittimo) diritto di conoscere le
condizioni di salute di un congiunto, in un intralcio al lavoro altrui. Sulle prime, si crede
furbo; quando poi viene fatto allontanare, si lamenta cercando sostegno nel pubblico presente. Come un film già visto, un copione che
Dottor Procacci,
da un mese, sul portale della Salute
della Regione Puglia, sono consultabili
gli accessi al pronto soccorso e i tempi
di attesa stimati. E’ cambiato qualcosa?
Per ora non abbiamo rilevato grossi
cambiamenti. Credo che il sistema sia
ottimo, ma ci vorrà del tempo affinché
possa portare variazioni significative. Chi
arriva in pronto soccorso, arriva perché
ne ha bisogno: siamo il classico “faro
nella notte” e non credo che i pazienti si
facciano condizionare dai tempi d’attesa
o dal numero delle presenze latenti.
L’idea, però, è anche quella di disincentivare gli “accessi impropri”…
Sì, certamente. Ma non è questo il
nostro principale problema. Abbiamo
calcolato che i codici bianchi e verdi gravano sul carico di lavoro non più del 67%. Una percentuale davvero irrisoria.
A proposito di tempi d’attesa, quali
sono? Perché fanno così paura?
I tempi di attesa non sono così spaventosi: in media 40/50 minuti per i codici gialli. In questo momento (15.30 del
12 marzo, ndr) la media è 40 minuti.
Nelle ultime otto ore 21 pazienti sono
stati già visitati e ricoverati in pronto soccorso, mentre quelli trattati sono stati
60. Sono numeri che, proiettati sulla
giornata-tipo ci portano a 180-200 soggetti visitati e trattati. Nel mese di febbraio i pazienti visitati sono stati circa
5000 (2003 codice verdi, 2446 codice
giallo, 16 codice bianco e 271 pazienti in
fin di vita - codice rosso) con tempi d’attesa variabili da 12 a 62 minuti, ad eccezione dei codice rosso che, ovviamente,
non attendono nulla. In questi 28 giorni,
sono state erogate 24.867 prestazioni,
ovvero quasi 5 prestazioni per paziente
(ventilazione, rianimazione, elettrocardiogramma, ecografie, raggi etc etc…).
Di fronte a questi numeri, il pronto soccorso può sembrare una catena di montaggio: l’importante è dare una risposta
4
si ripete.
Chi è stato costretto, gioco o forza, a fare
ricorso alle cure dei medici del pronto soccorso non avrà fatto fatica a riconoscere una
situazione di questo tipo. “Quando vieni qua sai
quando entri e non sai quando esci”, spiega un
uomo sulla soglia della porta. A differenza di
altri è più sereno. O forse solo rassegnato: lascia intendere di essere esperto - suo malgrado - di queste situazioni, di esserci già
passato altre volte.
Al pronto soccorso di Foggia si lavora sempre ad alti giri. Come una catena di montaggio:
in media sono oltre 200 i pazienti che ogni
giorno vengono visitati, ma nei periodi più acuti
(in pieno inverno ed in piena estate, nei giorni
di festa o nelle “campagne influenzali”) il dato
medio si gonfia fino a sfiorare punte di 350 pazienti al giorno. Non sembra aver fatto miracoli
a tutti.
Tolti gli accessi impropri, qual è allora il principale problema?
Il sistema sanitario si sta trasformando profondamente: ci sono razionalizzazioni sulla capacità di accogliere
pazienti nelle strutture ospedaliere, con
chiusure e pesanti tagli di posti letto. E’
chiaro che, parallelamente a questo, doveva esserci una crescita della medicina
del territorio, che evitasse che i pazienti
arrivassero in condizioni cliniche tali da
doversi rivolgere in ospedale. Il territorio, però, non è cresciuto per niente, e il
cittadino può bussare solo al pronto soccorso, che è rimasto l’unico presidio
utile. Questa situazione ha certamente portato ad una più appropriata gestione dei ricoveri
in ospedale, ma nelle situazioni di acuzie si crea un
corto circuito: il territorio
non è in grado di gestire i
pazienti, che si rivolgono
al pronto soccorso, che
però non è in grado di allettare i pazienti in ospedale.
Il pronto soccorso, così,
resta ingolfato e si carica del
peso assistenziale…
Esatto. Dietro il sistema di
emergenza che sta crescendo
sempre più, la rete ospedaliera arranca ad
accettare pazienti. In
casi eccezionali,
abbiamo
allettato e
trattato
fino a 40
pazienti
gravissimi, da
seguire insieme a Il Primario Vito Procacci
marzo - duemilaquindici
l’iniziativa (utilissima per chi è sempre connesso) lanciata sul portale Sanita.puglia.it che
permette di essere aggiornati H24 sul numero
di pazienti presenti in contemporanea in tutti i
pronto soccorso del territorio, sui codici già
presenti in loco e sui tempi di attesa.
E’ la sanità 2.0 e - in teoria - dovrebbe contribuire da una parte ad oliare un meccanismo
gravato da un numero importante di pazienti
in entrata, dall’altro dovrebbe disincentivare
gli “accessi impropri”, ovvero i codici bianchi e
tutti quei casi che non presentano caratteristiche di emergenza/urgenza. Cosa c’è oltre la
porta, in oltre 700 mq, pochi lo sanno. Un ospedale in miniatura, con 33 posti letto, una struttura sub-intensivistica con i casi gravissimi da
trattare o stabilizzare, e tutte le piccole e
grandi urgenze da gestire. Ne abbiamo parlato
con il primario Vito Procacci.
tutte le urgenze del pronto soccorso.
In che modo?
Abbiamo potenziato le capacità assistenziali del dipartimento di emergenza e creato strutture di accoglienza
alternative al classico ricovero ospedaliero che sono i posti letto tecnici di osservazione, quelli tecnici di medicina
d’urgenza e quelli della medicina subintensiva, per un totale di 33 posti letto.
In quest’ultima struttura vengono trattati pazienti gravissimi, sottoposti a
meccanismi di stabilizzazione delle funzioni vitali. Senza queste strutture
avremmo avuto un aumento incredibile
della mortalità. Ricordo che 20
anni fa il pronto soccorso
era poco meno della
portineria dell’ospedale. Oggi la medicina d’urgenza, è il
centro di tutto il
sistema.
Aumentano le responsabilità ma non
le
risorse
umane.
Già.
Abbiamo dovuto
raddoppiare il
pronto soccorso
Pronto Soccorso, aree rosse e gialle
(da 350 a 700 mq) con gli stessi operatori. Adesso, per gli effetti di uscita del
piano di rientro - perdoni il gioco di parole - stiamo cominciando ad operare
una certa quota di assunzioni che dovrebbe portarci allo standard deliberato
dalla Regione Puglia e normato dalla
delibera 22/51 sul riordino del sistema
urgenza/emergenza, grazie alla quale
presto verrà incrementata la quota medici e infermieri.
Ovvero?
Per allinearci agli standard previsti
verranno assunti, a Foggia, 6 medici
d’urgenza, che passeranno dai 24 attuali
a 30, e 12 infermieri (da 42 a 54). Questi
i numeri minimi previsti per gestire la
realtà assistenziale del pronto soccorso
con tutti i posti letto.
Sarebbe il minimo necessario…
Sì, si può parlare solo di minimo necessario. A Foggia, in Puglia e ormai in
tutt’Italia. Non possiamo permetterci il
lusso di andare oltre…
Nonostante gli sforzi, però, il pronto
soccorso resta bersaglio di lamentele…
Il cittadino percepisce in modo distorto la nostra realtà. Laddove una
struttura sta fornendo risposte importanti, lui percepisce l’attesa e l’affollamento. Ma non è un problema legato
ai numeri. Bisogna pensare in termini
di risposte e non in termini di fastidi,
di percezioni. E’ inutile sparare sulla
croce rossa. E’ nostra cura impegnarci
affinché le risposte vengano date nel
modo più celere, dignitoso e rispettoso possibile. Sono infatti convinto
che la sanità pubblica sia la forma
più sacra che una democrazia possa
avere al suo interno. E che non vada
mai offesa. A volte ci possono essere
momenti di tensione (la nostra è una
professione ad alto rischio burn out)
e spesso i pazienti arrivano già prevenuti.
Secondo lei, i pazienti sono a cono-
scenza di tutte queste problematiche?
Sì, certo che sì. Basta passare qualche ora nel pronto soccorso, per rendersi conto del traffico che c’è…
Mensile di attualità e informazione.
Registrazione presso il Tribunale di Foggia
n° 2/2002 del 26/09/2002
Editore
Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.
Direttore Responsabile
Maria Grazia Frisaldi
Direzione commerciale
Angela Dalicco
In redazione
Dalila Campanile
Irma Mecca
Mariangela Mariani
Rubriche
dott.ssa Tiziana Celeste
dott.ssa Anna Lepore
dott.ssa Maria Nobili
dott.ssa Alessandra Zanasi
dott.ssa Valentina La Riccia
Avv. Daniela Murano
dott.ssa Dora Cocumazzi
Arch Nicoletta Ingelido
Redazione
Foggia
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La collaborazione è volontaria e gratuita.
I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.
Questo numero è stato stampato in 43mila copie
e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia
marzo - duemilaquindici
5
focus
Speciale Premio
Una serata-evento per celebrare l’impegno, con i talenti della nostra città
6Donna
A cura di Maria Grazia Frisaldi
L’elogio della (straordinaria) normalità
Oltre 35 segnalazioni, altrettante storie di donne preziose ed esemplari
P
Le attrici di ScenAperta (Foto Star)
Le attrici Rosa D’Onofrio e Mirna Colecchia (Foto Star)
Tonio Sereno (Foto Star)
Ada Santamaria (Foto Star)
Mariangela Conte (Foto Star)
Rosanna Lo Mele (Foto Star)
Umberto Romaniello (Foto Star)
Le attrici del CUT - Centro Universitario Teatrale (Foto Star)
6
marzo - duemilaquindici
er noi c’era il pubblico delle grandi occasioni: i nostri lettori, giudici attenti e amorevoli, che da oltre 10 anni seguono il lavoro
e le varie evoluzioni del free-press ‘6Donna’. Un
pubblico che con la sua presenza massiccia (l’Auditorium ‘Santa Chiara’ era occupato in ogni ordine e grado, esaurendo anche i posti in piedi) ha
dimostrato di aver sposato la causa del “Premio
6Donna”, pazza idea partorita lo scorso dicembre
in redazione, per omaggiare le eroine di ogni
giorno che rendono viva e vitale una città che
troppo spesso appare stanca e senza stimoli.
Nessuna crociera, tantomeno ricchi premi e cotillon: il nostro era un pretesto per affacciarsi in
una dimensione diversa della città, mettere il
naso in quella Foggia concreta, generosa ed operosa che schiva i riflettori e non fa nulla per mettersi in evidenza; era un pretesto per dire ‘grazie’
a tutte le donne che, ogni giorno, in silenzio, lavorano sodo e duro per contribuire al benessere
di tutti. Senza chiedere nulla in cambio.
IL PREMIO 6DONNA - come lo ha splendidamente raccontato la collega Mariangela Mariani, che ha presentato
la serata - è stato “coltivato come un matrimonio che si combina in
fretta, perché non si vede
l’ora di andare all’altare”.
L’idea ha entusiasmato
tutta la redazione, conquistando sin da subito
l’editore. E lo stesso deve
essere stato per i lettori
che ci hanno inviato segnalazioni, raccontato
storie, descritto supereroine del quotidiano. Tra
tutte le candidate, a conquistare
la
redazione di
6Donna è stata
la maestra Marianna Balducci
(vedi pagina accanto), un mix
inedito di entusiasmo, impegno e senso del
dovere. Ma un Il pubblico presente (Foto Star)
solo
premio
non ci poteva soddisfare. Per questo abbiamo
istituito due menzioni speciali: “Piccola Donna”,
consegnata a Sara Francavilla, 11 anni e una sensibilità rara e preziosa, e “Premio Produttività”,
consegnato ad Anna Virgilio, barista impiegata
presso il bar dell’Assori, a Foggia. A premiare
Anna Virgilio è stata la direttrice marketing di
6Donna, Angela Dalicco, che ha ripercorso, in
breve, la vita del free-magazine edito dalla Publicentro, le difficoltà superate, la fiducia di lettori e
inserzionisti conquistata a fatica e mai delusa.
“Per noi – ha concluso – essere qui è il più grande
successo”.
UNA VERA E PROPRIA FESTA
Rosa D’Onofrio ha dato corpo e sostanza ai versi
di Cesare Pavese e Alda Merini e ha poi emozionato con la lettura della candidatura presentata
per la piccola Sara. Un suggestivo viaggio in musica è stato quello offerto da Rosanna Lo Mele ed
il suo particolare strumento musicale: una scultura percussiva per sonorità tutte da indagare e
scoprire. A chiudere gli interventi artistici l’incontenibile verve comica dell’attrice Mirna Colecchia.
per celebrare l’impegno. Questa la nostra
idea. E a renderla possibile sono stati alcuni artisti della città che hanno generosamente donato
VINCITRICE IN PECTORE.
la loro arte ed il loro talento per creare in tempi
record una serata-evento. Gli artisti che hanno
Daniela Marcone, chi non la conosce. Lei è
accettato il nostro invito sono passati quasi tutti davvero una eroina di tutti giorni. Il suo cognome
sulle pagine del nostro
ricorda ogni giorno l’impegno
giornale: come le attrici di
nella lotta contro tutte le mafie;
ScenAperta, che hanno
il suo ‘esserci’ sempre e coproposto un estratto dello
munque ne è la dimostrazione
spettacolo ‘1522’: sono le
tangibile. A suo nome sono
cifre del numero antiviogiunte in redazione ben cinque
lenza e antistalking attivato
candidature: Foggia la ama e la
dal ministero per le Pari
stima. Purtroppo, il suo impegno in prima linea (è la coordiOpportunità, uno spettanatrice provinciale di ‘Libera’) la
colo volutamente forte, M. Mariani e D. Marcone (Foto Star)
rendeva incompatibile con i recome un pugno nello stoquisiti del premio, che ricercava solo donne che non
avessero mai ricoperto cariche
in associazioni, enti, cooperative. Lei, però, non ha fatto
mancare la sua presenza. Il suo
intervento è stato uno dei momenti più alti della serata: a
cuore aperto, Daniela ha ripercorso la storia di suo padre
Francesco, che un pomeriggio
di 20 anni fa, si è fusa inevitabilmente con la sua. Ha raccontato del coraggio che nasce
dal dolore, di una giovane
‘donna del futuro’ sbocciata
sull’esempio di una ‘donna del
La redazione di 6Donna (Foto Star) passato’, sua nonna. Daniela, lo
scorso 8 marzo, ha premiato il
maco, perché futuro attraverso la piccola Sara Francavilla. Inl’ e n t u s i a s m o sieme a loro, sul palco, anche l’illustratore e vidella festa non ci gnettista Umberto Romaniello, che ha creato - in
faccia dimenti- esclusiva per 6Donna - una striscia del fumetto
care le nostre Federica e le sue marachelle che è diventata il
battaglie-capitali. premio, unico e speciale, per una piccola, grande
Eleganza e fem- donna. La prima edizione del Premio 6Donna è
minilità, nella stata archiviata. Un’idea nata solo qualche mese
preziosa perfor- fa e realizzata in un batter di ciglia. Abbiamo
mance della dan- corso il rischio di qualche sbavatura e abbiamo
zatrice Ada Santamaria, che ci ha mostrato ‘ali e preferito l’imperfezione, in una caccia durata
radici’ delle danze orientali, troppo spesso anco- forse troppo poco, eppure così fruttuosa. Lavorerate a falsi miti, frutto di una cultura mediata per- remo alla prossima edizione un intero anno e
lopiù da cinema e letteratura. La parabola sarà nominata una giuria qualificata, nonostante
involutiva/evolutiva del ruolo della donna nella ci riserveremo un ruolo di garanzia per la scrustoria, era invece il fulcro della performance delle polosa verifica delle candidature. Iniziate a racattrici del Cut Foggia, il Centro Universitario Tea- contarci altre storie, presentateci altre donne
trale. La voce inconfondibile della performer straordinarie. Foggia ne ha bisogno.
speciale speciale speciale speciale speciale
focus
Premio 6DONNA
Eroina di ogni giorno
Maria Grazia Frisaldi, direttrice responsabile 6Donna, premia Marianna Balducci
Il premio: prototipo di un gioiello raffigurante il logo di “6Donna” realizzato dall’artigiana orafa Santa Ricco
Speciale Premio
E’ amata dai suoi piccoli alunni
tanto quanto è apprezzata dai loro genitori e nonni, come quelli che l’hanno
segnalata alla redazione di 6Donna.
Stimata dai colleghi per continuità,
correttezza ed irreprensibilità sul lavoro, profonde tutto il suo impegno per
instillare con dolce fermezza l’amore
per lettura, e per creare solide basi
sulle quale far germogliare, con ferma
dolcezza, il senso critico ed i valori
della legalità, dell’universalità e del vivere civile nella generazione di domani. Il suo impegno nel sociale è la
trasposizione oltre le mura scolastiche
di una professione vissuta come missione e concretizzatasi in progetti e attività a favore dei piccoli degenti del
reparto di Neuropsichiatria Infantile
degli Ospedali Riuniti di Foggia.
6Donna
Marianna Balducci, foggiana, mamma e insegnante ‘per vocazione’. A lei la prima edizione del Premio 6Donna
“Ecco la mia scuola del desiderio”
“La scuola diventa banale quando ci accontentiamo. Dobbiamo osare”
All’indomani della premiazione, nella sua
aula, tra i suoi bambini, Marianna Balducci - la
maestra vincitrice della prima edizione del Premio 6Donna - appare decisamente più a suo
agio. Ma non per questo meno emozionata. Negli
occhi, infatti, brilla ancora la luce di una gioia
inaspettata, di un riconoscimento inatteso per
quanto svolto, ogni giorno, con passione e impegno tra le mura scolastiche. Non solo dietro la
cattedra, tra i banchi, sporcandosi le mani di vernici e colori con i suoi alunni, appassionandosi
ad ogni cosa come la prima volta, per appassionare tutta la classe.
Non a caso, il suo primo pensiero è quello di
condividere il premio ricevuto con i suoi alunni,
tutti quelli che le sono passati nel cuore in quasi
40 anni di lavoro e che non ne sono più usciti;
quelli diventati adulti e che, di tanto in tanto, tornano per un saluto, per ringraziarla di aver insegnato loro un metodo di studio e di impegno,
di cui oggi raccolgono i frutti. Sono quegli stessi
ex-alunni, ormai diventati uomini e donne, che
alla notizia della morte dell’attore Robin William,
il protagonista de L’attimo fuggente, hanno inviato decine e decine di messaggi alla loro maestra: “Il nostro professor Keating sei stata tu!”.
Di ognuno conosce pregi e difetti, limiti da superare e potenzialità da valorizzare, ma in modo
creativo, grazie a tutte le idee e le progettualità
che la sua mente partorisce ogni anno. “Non ho
mai seguito lo stesso programma due volte”,
spiega con un piglio di orgoglio. E poi giù a snocciolare tutte le attività ideate nel suo tempo libero e organizzate la sera, a casa, per poterle
presentare l’indomani mattina alla sua classe:
come il progetto ‘Ho un leggio nel cuore’, che
è arrivato nel reparto di Neuropsichiatria infantile degli Ospedali
Riuniti, oppure il ‘libro-giornale’
o il ‘Pata-Pa-tum, dentro i racconti’, solo per citare quelli che
fanno bella mostra di sé
sulle pareti dell’aula,
trasformandola in un
luogo piacevole, magico,
divertente.
Sposata, due figli
adulti e 39 anni di servizio sulle
spalle, la maestra Balducci ha
l’energia di una ragazzina e
ogni suo pensiero è rivolto a
come migliorare l’offerta didattica. Nella sua carriera, iniziata
appena ventenne, ha seguito gli
esempi di due grandi maestri:
Mario Lodi, fondatore del Movimento Cooperazione Educativa, e
don Lorenzo Milani.
“Sono felice che la vostra attenzione
sia ricaduta sul mondo della scuola,
sulle persone che lavorano in un contesto sociale così ricco di implicazioni
valoriali, di attese, di speranze”,
spiega. “E’ un fatto molto importante in questo contesto storico,
oltre ad essere una gioia inaspettata che è mi è piovuta addosso.
Questo premio ha un grande valore per me: nella mia vita ho
percorso una strada difficile, ma
la passione immensa per il lavoro
mi ha salvata da tutto e mi ha aiutata a superare tutto”.
Colonna portante della scuola
primaria San Giovanni Bosco di Foggia, dove insegna da circa 20 anni, la
Balducci è diventata un simbolo: “Con
questo premio mi sento di rappresentare tutto il mondo della scuola e tutte
le donne che, pur con ruoli e modalità
diverse, cercano di costruire la crescita emotiva e culturale di ogni bambino, di ogni giovane. E’ una sfida
quotidiana che necessità di molta cura,
di studio e ricerca continua, di coraggio
e soprattutto di grande, grande passione”. La sua idea è quella di una
scuola del desiderio, in cui ogni bambino deve
voler essere “il miglior sé stesso possibile”. Non
demonizza le nuove forme di tecnologia (“ma
vanno necessariamente mediate”, puntualizza),
il suo percorso procede spedito con un piede al
presente e lo sguardo al futuro. “Sono molto ambiziosa e penso sempre a come poter migliorare
la didattica. Noi dobbiamo insegnare ai bambini
ad avere idee, altrimenti chi lo fa? Oggi vanno
tutti di corsa”. ‘Una miccia da accendere, non un
secchio da riempire’, diceva qualcuno.
“Non dobbiamo avere paura di proporre il
difficile: la scuola diventa banale quando tendiamo a semplificare, quando cerchiamo scorciatoie. La mente deve diventare strategica.
L’Europa non ci chiede di accontentarci, ci chiede
menti abituate alla complessità, e noi abbiamo
il dovere di osare”. Grande capacità di studio e
convinzione, insieme all’entusiasmo dei primi
giorni, sono i segreti che fanno di Marianna Balducci una super-maestra: “Sono aspetti che
purtroppo non sono misurabili, non si acquisiscono con titoli o crediti”. E’ vocazione al lavoro.
“Il valore che attribuisco a questo premio è
la fiducia nel lavoro delle donne, che da oggi in
poi saranno capaci ancora di sperare, credere e
sfidare con determinazione i limiti, le difficoltà in
ogni contesto lavorativo per creare la bellezza
delle cose fatte bene”.
Menzione speciale
“Premio Produttività”
Menzione speciale
“Piccola Donna”
Daniela Marcone premia Sara Francavilla.
Il premio: tavola realizzata da Umberto Romaniello
Ci sono tanti modi per essere
“speciali”. Un’etichetta che il cuore
grande e lo sguardo aperto sul
mondo di una piccola donna attribuiscono “a chi sa donare il coraggio di
mille guerrieri, anche quando coraggio non ne ha; a chi sa rivelare la
felicità nascosta senza smettere mai
di cercarla; a chi dona ciò che nessun altro può dare”, senza chiedere
nulla in cambio.
Per noi “speciale” è chi sa riconoscere, con grande sensibilità e
spirito critico, l’unicità dell’altro e dimostrarlo con parole, gesti concreti
e atti gratuiti. Per noi, oggi, ad essere
speciale è una donna in miniatura
che con la sua piccola età ha tanto
da insegnare a tutti noi. E ci fa ben
sperare per il futuro.
Angela Dalicco, direttrice marketing 6Donna, premia Anna Virgilio
speciale speciale speciale speciale speciale
La sua “produttività” si può calcolare in sorrisi, parole di conforto,
mani tese verso nuove consapevolezze e… caffè. Chi ha avanzato la sua
candidatura la dipinge come “una
persona umile che sa fare del suo lavoro una via per la santità”.
Dal bancone del bar presso il
quale è impiegata, tra un caffè e un
cappuccino, riesce ad accogliere e
coordinare con affetto materno e
grande professionalità ragazzi diversamente abili che acquisiscono
nuove consapevolezze e competenze
nell’ottica di una reale inclusione sociale, mediante l'inserimento nel
mondo del lavoro.
Perché si possono fare grandi
cose, anche stando un piccolissimo
bar della città.
marzo - duemilaquindici
7
politica
SENZA 50&50 | Al voto con una legge elettorale che non è femmina
A cura di Mariangela Mariani
Alle condizioni dei “cavernicoli”
Poche chance per le candidate alle Regionali. Chi ha paura delle donne?
E
laborato il lutto, le donne preparano la
controffensiva. Sono ancora disgustate
dallo spettacolo del 26 febbraio in via
Capruzzi a Bari. Trentasette consiglieri votano
sì ad una pregiudiziale e passa la paura. Il
pacchetto di emendamenti alla legge elettorale regionale relativi alla doppia preferenza
e al 50 e 50 nelle liste fa un’altra brutta fine:
è considerato inammissibile in quanto materia già bocciata dal Consiglio regionale, nel
lontano 2012. Impossibile stabilire il numero
preciso dei franchi tiratori e soprattutto le
facce. Il Governatore della Puglia Nichi Vendola l’ha definita una “retromarcia cavernicola” di un Consiglio composto al 95% da
maschi. Succede il finimondo: l’indignazione
è bipartisan, si analizza il movente, si cercano
gli assassini, vengono scagliati anatemi. I
consiglieri si sono garantiti l’impunità con il
voto segreto e la minaccia di non ricandidare
i colpevoli non fa né caldo né freddo. La sconfitta brucia ma le donne meditano di impu-
gnare la legge.
La Commissione Pari Opportunità della
Regione Puglia, organo consultivo del Consiglio e della Giunta,
ha inoltrato formale richiesta di
accesso a tutti gli
atti del Consiglio.
Assolve ad una
delle sue competenze:
rilevare
eventuali contrasti
con i principi in materia di uguaglianza
formale e sostanziale. Le giuriste
esamineranno le
carte per verificare
se ci siano i margini per un ricorso. La Cpo, il
comitato 50&50 e gli altri organismi di genere
vogliono farsi giustizia. Ma in primavera si
vota alle condizioni degli uomini. Il risultato,
ad essere ottimisti a fronte dei 50 posti disponibili a partire dalla prossima legislatura, potrebbe ricalcare lo schema del 2010. Solo tre
donne sugli allora 70
componenti, sgomitando, riuscirono a varcare la soglia del
palazzo di via Capruzzi.
Cinque anni fa, nella
civilissima Campania,
la doppia preferenza di
genere consentì a 14
donne di entrare nel
Centro
Direzionale.
Senza 50&50 in Puglia
in ogni lista, affinché
sia valida, dovranno
esserci comunque almeno tre donne. Le militanti non accettano il
ruolo di comparse ma è vero pure che alcuni
partiti minori faticano persino a trovarne. È
soprattutto nel PD che le donne rivendicano
maggiore considerazione, e il partito rimedia
con la capolistatura al femminile. Ma la Conferenza delle Democratiche di Capitanata non
si lascia abbindolare e parla di pezza a colori.
Otto seggi spetteranno alla provincia di
Foggia. Le prime candidature al femminile
sono già in piena campagna elettorale: in città
sono apparsi da tempo i sei per tre di Micaela
Di Donna, per ora senza simbolo ma candidata con Forza Italia, Patrizia Lusi è in cima
alla lista del Partito Democratico, e il Movimento 5 Stelle ha scelto le sue donne on line
attraverso le “Regionalie” indicando la foggiana Rosa Barone, e poi Grazia Manna, Mariateresa Bevilacqua e Sabrina Regina
(vittima di un falso comunicato stampa in cui
annunciava la sua rinuncia in favore di un
altro attivista). Solo alla presentazione delle
liste le loro candidature saranno ufficiali. E nei
partiti maggiori c’è da sudarsela con un numero di voti da capogiro: le prime stime oscillano tra le ottomila e le diecimila preferenze.
COMMISSIONE REGIONALE PARI OPPORTUNITÀ
CONSIGLIERA DI PARITÀ DELLA PROVINCIA DI FOGGIA
“Non finisce qui”
“Le firme raccolte, patrimonio da non disperdere”
La questione di genere non
si archivia alla voce “inammissibile”. Potrebbero mancare i
cardini giuridici. La Commissione regionale Pari Opportunità presieduta dalla foggiana
Rosa Cicolella non concederà
sconti, e scorrerà alla moviola
la seduta del Consiglio del 26
febbraio. La votazione, prima
palese poi segreta, sarà sottoposta alla prova tv: saranno acquisiti anche i video insieme Rosa Cicolella
alla documentazione cartacea.
Potrebbe derivarne un ricorso amministrativo o alla Corte Costituzionale, formale o nel merito.
Che tempi prevedete?
Faremo una valutazione politica e decideremo se muoverci
immediatamente o subito dopo le elezioni regionali. La nostra
intenzione è quella di muoverci immediatamente proprio per
creare i presupposti affinché con la nuova legislatura sia una
delle prime leggi portate in Consiglio.
Che tipo di Consiglio si prospetta senza la legge 50 e 50?
Sicuramente qualora fosse stata approvata 20 giorni prima
della chiusura della legislatura non avrebbe sanato quelli che
sono i problemi atavici della politica, ossia i partiti che stentano
a costruire le candidature femminili, però avrebbe rappresentato quella chiave importante, anche simbolica, che avrebbe
comunicato alla società il cambiamento e la possibilità di una
scelta da parte dei cittadini.
Quante donne vi immaginate in Consiglio regionale?
Per come appare ora lo scenario non è molto rosa.
Se dovesse ipotizzare un numero?
Forse quattro? Ci troviamo già di fronte ad una riduzione
dei consiglieri. E ci sono poche donne forti, quantomeno mi riferisco al centrosinistra. Noi abbiamo Loredana Capone che è
un’uscente, Rita Lemme, dopodiché le altre se la giocheranno,
ma sappiamo bene quanto forti siano i consensi maschili sui
territori.
Non è finita.
Assolutamente no. Anzi, noi tentiamo di non viverla come
un fallimento, ma come una presa di coscienza della necessità
di un intervento maggiore. Vorremo trasformarla in una straordinaria opportunità per comunicare alla società pugliese il
bisogno di una rivoluzione culturale che deve essere costruita
da tutti.
8
marzo - duemilaquindici
Il suo ufficio aveva raccolto qualcosa
come 4mila firme a sostegno della proposta
di legge di iniziativa popolare sulla parità di
genere in Regione. Antonietta Colasanto,
Consigliera di Parità della provincia di Foggia,
figura istituzionale nominata direttamente
dal ministero, è delusa, soprattutto in quanto
cittadina, perché si tratta di una battaglia per
l’uguaglianza, partita proprio al suo insediamento. “Ritengo che sia fondamentale la partecipazione delle donne nella vita pubblica. Il
nostro non è un capriccio né tantomeno una
moda ma è un’esigenza”. Non dimentica le
difficoltà patite durante il suo passato politico
- è stata assessore comunale, poi primo segretario provinciale donna di un partito - e si
è lanciata a capofitto in questa crociata. “Lo
sguardo femminile è diverso da quello maschile e anche quello che si produce nei luoghi della politica ha un valore diverso”. Non
getta la spugna nemmeno lei. “Senza dubbio,
quello che bisogna fare è continuare anche
con le azioni dimostrative, perché non è possibile che vengano prese in giro tutte queste
donne, che poi sono una parte fondamentale
dell’elettorato. Dobbiamo ricompattarci e
riorganizzarci, non possiamo disperdere questo patrimonio, perché se c’è stata tanta
gente che ha firmato vuol dire che c’è la volontà di avere una rappresentanza femminile.
Poi secondo me gli uomini che fanno politica
non hanno proprio colto l’essenza di quello
che abbiamo fatto. L’hanno visto come una
sorta di contrapposizione, ma non è così, assolutamente. Noi volevamo uno spazio e volevamo legittimarlo con una legge per fare in
modo che ci fosse collaborazione tra i due
sessi. Tutti gli organismi di parità non vanno
altro che predicando la teoria dell’esaltazione
della differenza. Noi abbiamo bisogno di una
società più
giusta dove
non ci siano
squilibri, nel
mondo della
politica questi
squilibri ci
sono - anche
alla Provincia
c’è una sola
consigliera
donna-. Questa è una bat- Antonietta Colasanto
taglia
che
avremmo dovuto combattere insieme agli
uomini, e non per noi ma per quelli che verranno dopo. Sicuramente sarà eletta qualche
donna, ma io spero che coloro che verranno
elette siano in grado di sostenere quelle che
resteranno fuori per una battaglia comune”.
CONFERENZA DONNE DEMOCRATICHE DI CAPITANATA
“La sfida è difficile ma bisogna esserci”
Il ghigno del nemico numero uno,
Ignazio Zullo, che ha
proposto la pregiudiziale sull’inammissibilità della parità di
genere le è rimasto impresso. Maria Elena Ritrovato,
Portavoce
della Conferenza delle
Donne Democratiche
di Capitanata, l’ormai
famigerato 26 febbraio Maria Elena Ritrovato
se n’è tornata a casa
da Bari con quell’immagine e il pensiero
che altri avessero fatto solo lo sforzo di nascondere la stessa soddisfazione. Ma non
l’è andata giù nemmeno la prassi in tema
di donne seguita nel suo partito, il PD, per
la nomina della capolista: la chiamata
dall’alto. Resta l’amarezza di una rivendi-
cazione che non è stata capita fino
in fondo. “Nonostante tutto il clamore, ho a che fare ancora quotidianamente con donne che mi
dicono di non essere d’accordo,
evidentemente - sarà colpa nostra
- non siamo riuscite a far comprendere neanche i meccanismi
che volevamo fare approvare”.
Dato incontrovertibile è che nel
Comitato 50&50 ci siano più donne
di centrosinistra che di centrodestra. “Questo è evidentissimo. Noi
avevamo fatto questa richiesta e le
donne di centrodestra l’avevano girata ai
loro colleghi: il voto segreto, per favore, no.
E invece è passato. Con la votazione palese
il display era tutto verde”. Conta sempre
su poche dita di una mano le prossime
presenze al femminile. “È chiaro che le
donne, ma anche gli uomini, tutti quelli
che non partono da posizioni di prestigio,
di grande visibilità, di una lunga militanza,
da ruoli dirigenziali importanti, siano consapevoli della difficoltà della sfida. Nonostante tutto bisogna esserci. C’è un’intera
lista e anche se le possibilità sono poche
bisogna rappresentare le istanze dei territori, oltre all’istanza rappresentata dalla
rivendicazione di genere che dovrebbe essere insita in una candidatura femminile.
Ci sono candidature forti di donne nel centrosinistra come nel centrodestra, gli
stessi Cinquestelle hanno come candidato
governatore una donna. Ma la battaglia
sarà veramente aspra. C’è un problema
gravissimo da considerare: ci saranno otto
assessori già consiglieri e solo due
esterni, che presumibilmente saranno
donne. Io non so se ce la faremo a rispettare veramente la parità di genere nella
giunta”.
moda
NUOVE COLLEZIONI CERIMONIA
A cura di Dalila Campanile
Tendenze 2015:
tessuti impalpabili,
spacchi, asimmetrie
e colori pastello
Come Madre Natura
L
a primavera è sbocciata anche sulle nuove collezioni dedicate
agli abiti da cerimonia. Dai tessuti alle fantasie e persino negli
accessori: ecco nel dettaglio le tendenze 2015.
LEGGERA COME UNA PIUMA
E’ un trionfo di tessuti delicati e
impalpabili la collezione firmata “Le Preziose Elegance”. Così si
stempera la solennità dell’abito lungo, in voga anche nella bella stagione. Asimmetrie e spacchi strizzano l’occhio alla sensualità, accarezzata da tessuti diafani come lo chiffon o ricercati come l’organza
e la seta.
COLORATA COME UN FIORE
Colori pastello e
inserti preziosi valorizzano la “joie de vivre” della natura
al suo risveglio: rosa, fucsia, verde, blu, bianco. Quando
la tinta unita non la fa da padrone, si inerpicano sull’abito
fantasie floreali. Paillettes e cristalli ricordano i petali dei
fiori con le gocce di rugiada: questi i mood della collezione “Antille Elegance”.
AFFASCINANTE COME L’AURORA
Tubini, tailleur e completi spezzati: potrai far colpo sugli invitati con l’eleganza
pratica degli abiti firmati “Chiara Bruni”.
Dettagli in pizzo, tessuti iridescenti e colori
pastello sfumati ricordano l’aurora nelle
sue diverse gradazioni. Non mancano però
i dettagli rock come gli inserti in pelle o le
frange, ideali per le più giovani.
I
OR
S
S
E
CC
A
SCEGLILI NEL MOOD “NATURA”
Lascia a casa la stola: gli abiti di quest’anno sono
già forniti di “mantello” o veli asimmetrici in cui avvolgerti. Brilleranno invece gli orecchini: sceglili vistosi con gemme nello stesso colore dell’abito.
Anche i bracciali tornano protagonisti: indossane
solo uno grande e rigido, preferibilmente di perle o
di pietre dure a tema con il vestito. Sprigiona la tua
femminilità con le scarpe: indossale nei modelli decolleté o sandali con cinturino o listino decor.
marzo - duemilaquindici
9
Tui Na toccasana per corpo&mente S
Al via la formazione: ecco l‘evoluzione della figura dell’estetista
“
Molto efficace, il Tui Na aiuta seriamente la nostra
salute e il nostro equilibrio psicofisico, poiché si
basa sui principi della Medicina Tradizionale Cinese e dunque su profonde conoscenze della bioenergetica. E’ di supporto alle varie terapie mediche
e può accelerare il processo di guarigione dei
traumi grazie all’influenza delle tecniche sul sistema linfatico e di micro circolazione sanguigna”.
“
Antica disciplina orientale portata a Foggia dalla Beauty School
i chiama Tui Na, si legge supporto delle terapie medico-chirurgiche. si tratta di un antico massaggio orientale simile all’agopuntura
ma, a differenza di quest’ultima, eseguito senza aghi. Ancora poco
conosciuto in Puglia, il Tui Na agisce non solo su muscoli e articolazioni,
ma ad un livello più profondo, influenzando lo stato di benessere fisico
ed emotivo del paziente. Ad importare questa disciplina a Foggia è la Beauty School, che organizza una serie di corsi di formazione su innovativi
approcci estetico-psicosomatici che garantiscono l’evoluzione della figura dell’estetista. Tra questi, il percorso formativo sul trattamento Tui
Na offerto da European Campus Beauty School, che si sviluppa in 3
week-end (uno per mese). Spiega l’estetologa Antonietta Mastrangelo
direttrice della Beauty School:
Trattamento naturale, efficace per:
• Rafforzare il sistema immunitario
• Sciogliere le contratture
• Alleviare tensione fisica e psichica
“
“Opportunità di formazione dedicata non solo a professionisti del settore estetico, ma anche a chi fa
parte del settore sanitario (fisioterapisti, infermieri,
ostetriche e figure analoghe) che abbiano voglia di
avvicinarsi alla Medicina Tradizionale Cinese”
“
Primo incontro 21 e 22 marzo
successivi 25 e 26 aprile,
SONO APERTE LE ISCRIZIONI
Al termine del corso ogni operatore
sarà in grado di agire su qualsiasi inestetismo o disfunzione, intervenendo
sul riequilibrio fisico e psicologico del
paziente, per un ritrovato benessere.
Elimina le tossine, preserva la giovinezza
TÈ VERDE
Dall’Oriente una preziosa bevanda
A cura del dott. D’Alessandro
“L
’uso del tè è sovranamente raccomandato ai gentiluomini d’ingegno acuto; di
costoro potrà così essere preservata la
continuità delle idee distinte, e ciò grazie al di lui
ineguagliato potere di eliminare oppure prevenire sonnolenze e ottusità, offuscamenti e nuvole
del cervello e delle facoltà intellettuali”.
Così parla Thomas Short, medico inglese vissuto
nel XVIII sec. a proposito delle proprietà del tè
verde. L’Inghilterra ebbe “il piacere” di importare
il tè verde dall’Oriente a metà del 1600, dove invece viene usato da circa 4000 anni. Precisamente le zone di origine sono India e Cina dove
10
ancora oggi cresce spontaneamente e dove sono
noti i benefici sulla salute da millenni. I cinesi
utilizzavano il tè per il suo potere di guarire il mal
di testa, di eliminare le tossine e preservare la
giovinezza.
Oggi il tè, la cui pianta è la Camellia sinensis,
viene abbondantemente coltivato anche in Brasile e Africa tropicale ed è conosciuto e bevuto in
tutto il mondo. Gli studi attuali hanno dimostrato
la presenza di numerosi principi attivi dotati di
elevato potere antiossidante, appartenenti al
gruppo delle catechine, che nel tè verde rappresentano circa il 20-40% del peso secco. Tra queste la più importante è l’EGCG che inibisce lo
sviluppo delle cellule tumorali, riduce i livelli di
marzo - duemilaquindici
colesterolo LDL (il “cattivo”) e di trigliceridi,
esercitando così un’azione protettiva per le
malattie cardiovascolari. Un’altra proprietà
del tè è l’azione dimagrante grazie alla
presenza di caffeina, teofillina e teobromina che esercitano una buona azione di
mobilitazione dei grassi, inoltre attivano anche il
metabolismo ed esercitano una discreta azione
diuretica. Se il tè verde è prezioso lo è ancor di
più il tè bianco. Nulla di particolarmente diverso,
esso si ottiene semplicemente raccogliendo
sempre dalla medesima pianta soltanto i germogli apicali, la parte più tenera e ricca di principi attivi antiossidanti. Entrambi, sia il tè verde
che quello bianco, non subiscono fermentazioni
o altri processi, per cui si mantengono molto naturali nelle loro caratteristiche, a differenza del
tè nero che viene fatto ossidare e quindi subisce
una trasformazione per cui perde antiossidanti
e acquisisce maggior caffeina.
marzo - duemilaquindici
11
salute
L’allarme: un bambino su tre ha problemi di sovrappeso
Obesità infantile: grasso non è bello
bello.
L'importanza di un’alimentazione
variegata e sana: non è mai troppo
presto per uno stile di vita salutare
A CURA DELLA DOTT.SSA CAPUANO
A
i tempi dei nostri nonni si riteneva che un bambino
grasso fosse indice di bellezza e salute. Un atteggiamento giustificato dai tempi vissuti da essi, guerra e
dopoguerra, dove il cibo era scarso e certamente i bambini
in carne erano una novità. Non vi è dubbio che, fino ad oggi,
ci è stata inculcata questa immagine di bambino grasso,
bello e sano. In effetti, se valutiamo l’aspetto estetico, un
bambino rotondo ci ricorda un qualcosa di morbido, come un
orsacchiotto o un peluche, da stringere e pizzicare. Peccato
che questo tenero bambolotto un giorno dovrà crescere, per
diventare un adulto pieno di problemi di salute, psicologici e
alimentari. Forse è il caso di impedire che questo accada e
preferire un bambino sano ad uno che somigli a Bibendum,
l’omino della Michelin. Non a caso, l'ultimo rapporto del Ministero della Salute ha evidenziato, ancora una volta, che un
bambino su tre ha problemi di obesità e sovrappeso. Un altro
dato allarmante è rappresentato senz'altro dal fatto che le
mamme di questi bambini obesi e in sovrappeso nel 38% dei
casi non ritiene che il proprio figlio abbia problemi di peso.
In effetti spesso i genitori pensano che il proprio bambino,
seppur in sovrappeso e/o obeso, quando sarà grande dimagrirà, la crescita lo farà “alzare” e snellire. In realtà non fun-
{
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sogna ricordarsi che il bambino, a differenza dell'adulto, non
ha alcuna motivazione psicologica che lo spinga ad affrontare
sacrifici per perdere peso. Non si può, quindi, pensare che
la dieta in questo caso risolva il problema, un bambino non
si può mettere a dieta, un bambino va allevato trasmettendogli l'importanza di un’alimentazione varia, sana, e dell’adozione di stili di vita salutari in cui l’attività fisica abbia il
giusto spazio.
In questi ultimi anni si pensa, erroneamente, che l'educazione alimentare, visto il pullulare di progetti in questo
senso, sia demandata solo alla scuola. Niente di più sbagliato. E' evidente che alla base delle abitudini e degli errori
alimentari del bambino è la dieta familiare: non è possibile
pertanto migliorare l'alimentazione infantile senza agire
anche sulle famiglie.
Per questo, insieme ad altre figure professionali, abbiamo deciso di strutturare una serie di incontri/corsi di educazione alimentare che avvicinino sia i genitori che i bambini
a un'alimentazione più corretta e più consapevole. Bastano
davvero pochi incontri per migliorare l'alimentazione e lo
stile di vita dei nostri figli, per aiutarli a prevenire eventuali
problemi con il cibo. Come genitori investiamo tanto nell'educazione, nella formazione dei nostri figli, ma chiediamoci se ha senso farlo se poi non gli garantiamo la possibilità
di gestire e vivere al meglio il rapporto con il cibo e di conseguenza con il proprio stato di salute. Ricordiamoci che un
bambino in sovrappeso o obeso è un bambino che ha, tra
l'altro, anche difficoltà a relazionarsi con gli altri, è un bambino spesso deriso e non felice. Non giriamoci dall'altra
parte, aiutiamo i nostri figli a crescere sani, forti e felici.
}
ziona proprio così. Non si dimagrisce crescendo quando si è
obesi, se non si corre ai ripari un bambino obeso diventerà
un adolescente obeso e poi un adulto obeso.
Come ci si deve comportare in questi casi? Innanzitutto bi-
Intolleranze: migliora la tua salute
Diagnosi rapida, accurata e attendibile.
Si parla d’intolleranze alimentari quando si ha una reazione avversa
dell’organismo nei confronti di determinati cibi a livello metabolico.
Presso il laboratorio analisi Santa Rita è possibile effettuare test di
intolleranze verso:
•
•
•
Alimenti
Additivi
Coloranti
•
•
•
Farmaci
Muffe
Zuccheri e succedanei
Sintomi delle intolleranze alimentari:
Apparato neurologico
• Cefalea
• Attacchi di panico
• Sbalzi di umore
Apparato gastro enterico
La metodica
Reazione assente
Il test si basa sull’analisi della reazione dei
leucociti messi a contatto con gli estratti
alimentari nei confronti dei quali si vuole
verificare l’intolleranza.
Leoucita in fase di
reazione
Perdita della forma
circolare;
• Asma
• Tosse
• Naso gocciolante
• Lacrimazione
Retrazione media
Apparato cardio
circolatorio
• Problemi digestivi
• Diarrea e stipsi
• Colite
Apparato muscolo
scheletrico
• Dolori alle articolazioni
• Dolori muscolari
Apparato uro - genitale
• Calo della libido
• Cistiti
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Apparato repiratorio
Leoucita in condizioni
normali.
Forma circolare e
membrana ben definita.
marzo - duemilaquindici
• Palpitazioni
• Ipertenzione
• Extrasistole
Cute
• Eczema
• Orticaria
• Acne
LABORATORIO
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Leoucita danneggiato
La rottura della
membrana provoca la
fuoriuscita del
citoplasma.
Reazione molto forte.
marzo - duemilaquindici
13
14
marzo - duemilaquindici
Un’arte orientale che supporta l’architettura nella progettazione degli spazi
Tra benessere e armonia:
cos’è il FENG SHUI?
A
rmonia, equilibrio, ambiente,
natura, energia: tutto questo è
il Feng Shui.
L’antica arte orientale del vivere
in armonia con l’ambiente circostante è approdata ormai da tempo
in occidente e si propone di supportare l’architettura tradizionale nella
progettazione delle abitazioni, utilizzando una serie di criteri che consentono di riconoscere le energie
positive e quelle negative.
Ma come fare per trasformare o
conferire armonia e benessere alle
nostre abitazioni con il Feng Shui?
Per noi accidentali l’approccio al
Fengh Shui non è facile: bisogna confrontarsi con il pensiero orientale, nel
quale le “energie” e la “forza vitale”
hanno una funzione predominante, e
il principio cardine su cui si basa è
l’energia (QI) che circola nell’Universo e collega gli esseri animati e
inanimati.
I due termini - Feng e Shui - significano rispettivamente “Vento” e
“Acqua”: questi due elementi della
natura ci ricordano che tutto ciò che
ci circonda è un flusso di energia in
continuo, così gli ambienti vengono
organizzati in modo tale che l’energia
positiva possa circolare liberamente
Come imparare e gestire l’energia e
trasformare la propria casa in 5 mosse
senza ostacoli. Da qui nasce il senso
di benessere e armonia. I principi del
Feng Shui tengono conto della presenza di campi magnetici ed energetici nella disposizione degli
arredamenti e ogni scelta è volta alla
creazione di ambienti accoglienti che
sappiano promuovere il benessere di
chi li abita. Ecco alcuni consigli utili
per avvicinarsi a quest’arte di arredare.
L’ORDINE
Prima di occuparsi di spostare il
divano o lo specchio, è bene mettersi
all’opera per liberarsi del superfluo.
L’accumulo di oggetti inutilizzati
o in disordine, secondo il Feng Shui,
impedisce il fluire delle energie positive e può creare delle situazioni di
stasi in grado di influire negativamente sul benessere della vita domestica.
ambienti
NICOLETTA
INGELIDO
ARCHITETTO
DI
LUCI E COLORI
Durante il giorno bisogna permettere di far entrare in casa più luce
naturale possibile, lasciando tapparelle, tende e finestre aperte. Per
quanto riguarda il colore in salotto il rosso o l’arancione facilitano la conversazione in famiglia
o tra gli amici. Il blu e il verde
nelle camere da letto favoriscono
il relax e il sonno ristoratore, mentre il rosa stimola il romanticismo e
la passione. Il giallo, in cucina, stimola l’appetito e dona energia fin dal
momento della colazione.
DIVANO E LETTO
La disposizione dei mobili è uno
dei principi chiave del Feng Shui. In
salotto il divano deve essere posizionato in modo tale che si trovi rivolto
verso la porta d’entrata. Deve inoltre
essere collocato con lo schienale vicino alla parete, per dare un senso di
protezione a chi vi si siederà. Il letto,
per creare una situazione di maggiore relax e quiete, deve essere posizionato in modo che non si trovi
direttamente di fronte alla porta.
SPECCHI
Gli specchi possono ostacolare o
accelerare il fluire delle energie. Secondo il Feng Shui non dovrebbero
essere collocati specchi visibili in camera da letto. La presenza di uno
specchio vicino al proprio letto potrebbe ostacolare il sonno.
MATERIALI
Per l’arredamento della casa il
Feng Shui suggerisce la scelta di
materiali il più possibile naturali,
come legno, pietra e metallo. Favorire
la presenza di piante e fiori freschi,
oltre alla presenza dell’elemento “acqua” sottoforma di fontane da interni
e acquari.
I pavimenti e i serramenti in legno
permettono di ottenere una continuità,
almeno dal punto di vista visivo, tra
gli ambienti naturali esterni e l’interno
della casa.
marzo - duemilaquindici
15
Il musicista ospite dell’UniFg per inaugurare Parole che fanno bene
GEGÈ TELESFORO
incontri
di Maria Grazia Frisaldi
e i sogni ancorati alla ‘zolla’
Sul futuro dei giovani: “Il grano viene fuori da mille difficoltà”
“La ragione dell’universo è il movimento”. E Gegè
Telesforo ci crede fermamente, facendo di questa
massima, la sua filosofia di vita. Andare e tornare, crescere e perfezionare; andare e tornare, come le
maree, un continuo movimento ciclico che ad un certo
punto lo riporta sempre a casa, a Foggia. Occasione
di risacca, per il musicista foggiano Telesforo,
questa volta, è l’invito rivolto dall’Università
di Foggia, dove - nell’aula magna del Dipartimento di Studi Umanistici - ha
inaugurato il ciclo di incontri Parole
che fanno bene, la rassegna che
l’UniFg, attraverso la professoressa
Rossella Palmieri, ha organizzando in collaborazione con il
proprio Consiglio degli Studenti: testimonianze, racconti e confessioni ad uso
e consumo degli studenti (ma non solo),
conversazioni calibrate per soddisfare
la loro sete di conoscenza e di esperienze. “Sono felice di
tornare nella mia città,
16
marzo - duemilaquindici
in questa Università di cui leggo e apprendo cose negativo, ma come bagaglio di capacità esperienziali.
molto interessanti”, ha spiegato il musicista, cantante, “Ai miei tempi la città era diversa, più chiusa e difficile.
conduttore radio-televisivo, oltre che foggiano doc ap- L’avvento dell’Università ha contribuito a cambiare
molto le cose, a rendere Foggia
prezzatissimo in Italia e alpiù aperta alle novità, ai cambial’estero.
menti. Ma non rinnego le mie ra“Sono anche felice di essere il primo ospite della
dici: la mia foggianità mi ha
rassegna, nella speranza di
aiutato in tantissime situazioni”.
portare fortuna a un proUn bagaglio di esperienze e una
getto che mi pare coragtempra che, insieme al talento
gioso e comunque in linea
indiscusso, gli hanno permesso
con quello che chiedono gli
di farsi strada nel Nuovo Contistudenti al giorno d’oggi: un Maurizio Ricci, Gegè Telesforo, Rossella Palmieri nente e di fare della sua pasdialogo che possa aiutarli a crescere, se possibile a sione, il suo lavoro. Jazzista autentico, dotato di
sognare”. Un faccia a faccia con i più giovani, sui loro grande versatilità e maestro di un linguaggio musicale
sogni e le loro paure, un confronto su come è cambiata universalmente riconosciuto come lo ‘scat’, nella sua
la città negli ultimi trent’anni, ma anche sulle radici, carriera Telesforo ha duettato, tra gli altri, con Dizzy
sul valore della musica (e dell’arte in generale) per la Gillespie e Dee Dee Bridgewater. Il grande pubblico lo
società, sul futuro. Artista a tutto tondo, Telesforo - il conobbe negli anni Ottanta, quando partecipò a fortu‘discepolo di Renzo Arbore’ - continua a collocare la nate trasmissioni con Renzo Arbore. Da allora, lui ha
musica in cima alle sue passioni. “Sono e continuerò girato il mondo con la sua musica ed è il testimonial
a sentirmi un musicista, mi è capitato di poter fare tv ideale di una rassegna che si rivolge agli universitari,
e di fare radio, ma parlando sempre e solo di musica”, che insegna loro a credere nei propri mezzi e nei prospiega. Per Telesforo, Parole che fanno bene è stata pri sogni. “Siamo gli uomini della ‘zolla’, che sapl’occasione per una sorta di digressione antropologica piamo apprezzare e far fruttare: il nostro grano viene
sul ‘foggiano’ e sul ‘foggianesimo’, inteso non in senso fuori da mille difficoltà”.
marzo - duemilaquindici
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in poche parole
Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326
MEDICO CAV
I cibi che possono inibire l’effetto dei medicinali
DI
ANNA LEPORE
Viaggiare Alimenti e farmaci, connubio imperfetto?
Ecco alcuni “mix pericolosi” a cui prestare attenzione
nel DNA
S
La voglia di viaggiare sta scritta
in un gene. “Il DNA svela i veri viaggiatori e il loro innato bisogno di
partire”, sostengono gli studiosi.
Ci sono persone che non sentono il bisogno di fare i bagagli e lasciarsi alle spalle la propria casa.
Non hanno voglia di viaggiare: sono
soddisfatti della città in cui vivono,
delle loro abitudini. Altri, invece,
non riescono a stare fermi un attimo, sempre pronti a partire verso
una nuova destinazione. Il bisogno
di esplorare, secondo una ricerca
pubblicata sulla rivista Evolution
and Human Behaviour e riportata
sul sito di Repubblica, dipenderebbe dal cosiddetto “gene del viaggio”: il recettore della dopamina D4
(DRD4 7r).
Il “gene del viaggio” regolerebbe il livello di curiosità e ci renderebbe più o meno sensibili agli
stimoli esterni. La sua funzione è
collegata a quella della dopamina,
che svolge un’azione fondamentale
nel determinare gli equilibri dell’umore. L’entusiasmo e l’emozione
che proviamo prima di intraprendere un viaggio o di avventurarci in
mete sconosciute potrebbero essere solo una “magia” compiuta da
questo gene.
Non tutti, però, sentono il bisogno di viaggiare. Solo il 20% della
popolazione ha alti livelli di DRD4 7r
nel proprio corredo genetico. La
maggior parte di questi viaggiatori
“per natura” sono localizzati in zone
del mondo in cui, storicamente, gli
spostamenti sono sempre stati incoraggiati. Secondo lo studioso
Chaunsheng Chen “è più facile che
il gene si trovi in popoli che sono
migrati e che hanno percorso notevoli distanze centinaia di anni fa”.
Il sito Elite Daily, poi, riporta un
altro studio, condotto da David
Dobbs della National Geographic
che supporterebbe queste teorie:
secondo il ricercatore, “il DRD4 risulta in persone che sono più propense a prendere rischi, ad
esplorare posti nuovi, a provare
nuovi cibi, nuove relazioni, nuove
avventure sessuali”. Comparando i
geni delle popolazioni più sedentarie e quelle “migratorie”, Dobbs ha
notato che i geni di questo tipo aumentavano in popolazioni i cui antenati avevano percorso lunghe
distanze, partendo dalla lontana
Irma Mecca
Africa.
18
pesso al Centro Anti Veleni arrivano
telefonate con le quali ci viene richiesto, da chi abitualmente o sporadicamente assume farmaci, se gli alimenti
possono interagire con i medicinali, ovvero
aumentarne o diminuirne l’effetto o avere
effetti collaterali. Semplici accorgimenti possono evitare di potenziare non solo gli effetti
collaterali di farmaci e fitoterapici, ma anche impedire che
errate combinazioni alimentari, danneggino direttamente
le nostre mucose e creino
spiacevoli effetti indesiderati.
Proviamo a fare alcuni
esempi. Spesso accusiamo il
caffè, la cioccolata e gli alcolici come
gli unici che possono interagire con alcuni farmaci ma non è così. Se assumiamo
anticoagulanti, ad esempio, si sconsiglia
l’assunzione di cibi quali spinaci, cavolfiori,
patate, oli vegetali e tuorlo d’uovo, per l’alto
contenuto di vitamina k, così pure di fitoterapici a base d’ortica e castagno.
Un eccessivo uso di glutammato monosodico, presente
nel comune dado da cucina, limita l’azione di
vaso-dilatatori ed antiipertensivi, mentre durante le cure delle infezioni
DENTISTA
L
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a gravidanza è una fase estremamente delicata nella vita di
una donna, perché il corpo
della mamma va incontro ad una
serie di cambiamenti fisiologici che
potrebbero influenzare il suo stato
di salute e quello del bambino. Se
prevedete di avere un figlio, prima è
opportuno recarsi dal dentista per
una visita di controllo e per curare
precocemente eventuali patologie
odontostomatologiche, infatti è
bene evitare di sottoporsi a trattamenti odontoiatrici almeno nel
primo e nell’ultimo trimestre, fatta
eccezione per terapie urgenti e
semplici da eseguire con le dovute
precauzioni.
Per non rischiare gravi malformazioni fetali nel primo trimestre
(periodo in cui avviene l’organogenesi) e anomalie di sviluppo, ritardo
nella crescita o ridotto accrescimento nelle fasi successive della
gestazione, devono essere assolutamente evitate sia l’esposizione a radiazioni necessarie
per effettuare radiografie, sia
la somministrazione di alcuni farmaci utili in odontoiatria. Attenzione agli
anestetici contenenti vasocostrittori
perché
questi ultimi potrebbero causare contrazioni uterine e
ridurre la perfusione
ematica utero-placentare, soprattutto
nelle gravidanze a rischio e in relazione
alla dose sommini-
marzo - duemilaquindici
urinarie è bene sapere che con alcuni dei
farmaci è importante consumare cibi proteici ma evitare assolutamente latticini.
Evitare anche gli agrumi, che ridurrebbero
o annullerebbero l’efficacia del medicinale,
mentre il succo di mirtillo, susine
e prugne lo potenzierebbero.
Per chi assume tetracicline è bene evitare
latticini e tutti gli integratori a base di ferro
e calcio. Se si fa uso
di cortisone, invece, è
bene evitare cibi ricchi di sodio e le bevande alcoliche poiché
potrebbero irritare le
mucose gastriche. L’aspirina non dovrebbe mai essere assunta con succhi di frutta, che
altererebbero la sua azione o con
bevande alcoliche.
Con l’uso di broncodilatatori
non si devono ingerire alimenti o
bevande a base di caffeina in
quanto sollecitano il sistema nervoso centrale; per quanto riguarda
invece il periodo della terapia antibiotica bisogna ridurre cibi solidi, alimenti grassi, e favorire liquidi come
minestre o passati di verdura per non sovraccaricare la funzionalità epatica e re-
nale.
Molti antinfiammatori non steroidei devono essere assunti preferibilmente con
cibi gastroprotettivi per non irritare lo stomaco. I liquidi accelerano il passaggio dei
farmaci nello stomaco e quindi riducono
l’intervallo di tempo fra l’assunzione del
farmaco e la comparsa dei suoi effetti.
Le bevande contenenti alcool sono
sconsigliate in corso di molte terapie farmacologiche in quanto possono: potenziare
l’effetto irritativo degli antinfiammatori;
agire come stimolanti su alcuni enzimi del
fegato, provocando una accelerazione della
trasformazione dei farmaci; influenzare lo
stato di veglia riducendo i riflessi se associati a tranquillanti o alcuni antistaminici,
inibitori delle mao.
La pillola anticoncezionale, invece,
può
aumentare
l’effetto degli alcolici.
Questi esempi
servono solo a informare, a far prestare
maggiore
attenzione per evitare di cadere in spiacevoli conseguenze. I dubbi
portano a fare domande, noi cerchiamo di
dare la risposta.
DI VALENTINA
LA RICCIA
Future mamme, tutte dal dentista
Salute orale in gravidanza
A quali terapie
odontoiatriche
ci si può sottoporre?
strata. In attesa di dati certi, durante
la gravidanza si sconsiglia la sedoanalgesia con protossido d’azoto.
Inoltre la fluoroprofilassi in gravidanza non è consigliata perché non è
supportata dalle attuali evidenze
scientifiche.
Durante il secondo trimestre è possibile programmare interventi conservativi,
endodontici o estrazioni semplici purché la gestante
non li viva con inquietudine, infatti
lo stress può esporre
la mamma al rischio di
lipotimia soprattutto
nell’ultima fase della
gravidanza e
può far aumentare i livelli
di ossitocina e
prostaglandine
in circolo, inducendo parto
prematuro o aumentando
il rischio di aborto.
Possibilmente durante
la gravidanza andrebbe evitata l’assunzione di farmaci,
tuttavia se necessari si preferiscono tra gli antibiotici penicilline,
macrolidi o cefalosporine (evitate assolutamente tetracicline, cloramfenicolo e metronidazolo) mentre tra gli
antinfiammatori il paracetamolo è sicuro (l’aspirina invece ha effetto antiaggregante sul sangue e riduce le
contrazioni uterine).
È importante prestare molta attenzione alla salute della propria
bocca durante i nove mesi, infatti a
causa delle elevate concentrazioni
ematiche di estrogeni cambiano le
caratteristiche della saliva e la risposta delle gengive ai fattori locali come
placca e tartaro, inoltre il vomito al-
tera il pH della
bocca: così in gravidanza aumenta la
cario-recettività individuale e si è maggiormente esposte al
rischio di gengivite, quindi è necessario rafforzare l’igiene orale domiciliare e professionale. In tal modo si
ridurrà la possibilità che si manifesti
sulle gengive una neoformazione tipica della gravidanza chiamata epulide gravidica, una massa rossastra
benigna ma molto fastidiosa che
compare a seguito della risposta infiammatoria nei confronti della
placca e tende a scomparire dopo il
parto.
Per questi motivi si raccomanda
a tutte le mamme in gravidanza di
programmare visite odontoiatriche di
controllo trimestrali.
rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche
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GINECOLOGA
In Puglia si registra una percentuale pari al 45,8%
DI TIZIANA
CELESTE
in poche parole
A letto
presto...
Parto cesareo: quando e perché?
Non è l’escamotage per evitare il dolore: i casi in cui va preferito a quello naturale
N
on tutti sanno che l’Italia è uno dei paesi
europei dove si praticano il maggior numero di tagli cesarei, in Puglia in particolare la percentuale di taglio cesareo è pari al
45,8%. Spesso le gravide pensano che partorire
per via chirurgica sia un modo indolore e veloce
per ovviare al travaglio del parto e all’espulsione
del nascituro per via vaginale. Ciò non corrisponde a verità, perché il taglio cesareo
è un intervento chirurgico a tutti
gli effetti, con i rischi e le
complicanze del caso.
Ci sono 3 tipi di indicazioni per opzionare
l’espletamento del
parto tramite cesareo: patologie pregravidiche
come
malattie cardiache,
distacco di retina, problemi respiratori, gravi
difetti della colonna vertebrale, forma anomala della
pelvi, pregresso TC; problemi che
si realizzano durante la gravidanza, come
diabete gestazionale (spesso correlato a bimbi
con peso aumentato), ipertensione gestazionale
che non risponde a terapia farmacologica, obesità materna, età materna avanzata, inseminazione artificiale, sproporzione cefalo-pelvica,
gravidanza gemellare, distacco di placenta, placenta previa, cioè una posizione della placenta
che blocca in parte o del
tutto il passaggio per via
vaginale; problemi che si
palesano durante il travaglio come sofferenza fetale, mancata dilatazione
del collo uterino, mancata
discesa del feto nel canale
cervicale, prolasso del cordone ombelicale, rottura
d’utero, presentazione podalica,
o altre posizioni anomale del feto, infezioni da HIV, HSV, HPV.
Come avviene un parto cesareo?
La donna, a digiuno da almeno 6-8 ore, si
porta in sala operatoria, dove si sottopone all’anestesia epidurale o spinale che addormenta
solo la metà inferiore del corpo, consentendole
di restare cosciente ed assistere al momento
della nascita, a meno che non si tratti di un ce-
sareo d’urgenza che richiede l’anestesia totale.
Poi viene posizionato il catetere vescicale e l’addome disinfettato con soluzione antisettica, ricoperta con teli sterili tranne sull’addome, dove
il ginecologo procede all’incisione trasversale
poco sopra i peli pubici. Al momento dell’estrazione del bambino si clampa il cordone ombelicale, mentre l’altro chirurgo gli aspira il muco
da naso e bocca, e si taglia. Il neonato viene affidato al pediatra, il ginecologo estrae la placenta e richiude l’addome.
Vantaggi: non c’è partecipazione attiva al
parto, la paziente se sveglia può assistere alla
nascita, vedere il bambino appena nato, la cicatrice nel tempo sparisce quasi del tutto, il perineo resta intatto, i muscoli vaginali non vengono
stirati, il neonato ha un aspetto migliore rispetto
a quelli nati per via vaginale, la cui testa viene
compressa nel canale del parto e si presenta nei
primi giorni allungata.
Svantaggi: i tempi di degenza si allungano,
il recupero è più lento, spesso residuano dolori
alla schiena e non bisogna ignorare tutte le
eventuali complicanze legate ad un intervento
chirurgico. Solo il ginecologo può valutare e decidere quale sia l’opzione migliore, scevro da
condizionamenti, considerando tutti i fattori e le
variabili in gioco, nell’interesse di madre e figlio.
In conclusione con l’avvicinarsi della nascita del
bambino bisogna sempre ricordare che il parto
migliore è quello più sicuro ed oltre il 30% delle
donne oggi partorisce con un taglio cesareo.
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CHIRURGO PEDIATRICO
Una causa chirurgica di vomito nei neonati
DI
MARIA NOBILI
La Stenosi ipertrofica del piloro
L
a stenosi ipertrofica del piloro
è una malattia gastrointestinale caratterizzata da un restringimento del piloro (tratto di
passaggio tra stomaco e duodeno), conseguente a un aumento di volume delle fibre
muscolari che lo compongono,
per ipertrofia delle cellule che lo
costituiscono.
La malattia è più comune nel
sesso maschile, in particolar
modo nei maschi primogeniti,
che risultano colpiti quattro volte
più spesso degli altri, i fratelli
(10% di rischio in più). Si presenta
soprattutto tra la terza e la sesta
settimana di vita, mentre non si
presenta quasi mai, invece, dopo i
tre mesi dalla nascita.
Le cause precise della malattia
non sono note, ma si ipotizza una
genesi multifattoriale con una
componente genetica.
Uno studio clinico del 2012 ha
ipotizzato che l’allattamento artificiale possa essere correlato a una
maggiore incidenza della malattia.
La somministrazione di eritromicina (antibiotico della classe dei
macrolidi) al neonato, soprattutto
nelle prime due settimane di vita,
è correlata a un maggior rischio di
sviluppo della malattia. Clinica: ri-
L’allattamento artificiale
può essere correlato alla malattia
sultando ridotto il lume del canale
che connette lo stomaco al duodeno (restringimento del piloro), si
osserva un’ostruzione allo svuotamento gastrico con conseguenti disidratazione, vomito continuo
senza presenza di bile, alcalosi
(squilibrio idroelettrolitico di potassio, sodio, calcio) e ipocloremia. Il
neonato va incontro a vomito a
getto dopo ogni pasto, risultando
quindi affamato e dimostrando un
rapido calo ponderale.
Il bambino il più delle volte, si
presenta con aspetto sofferente e
vecchieggiante (cute pallida e molliccia). A volte, se il bambino è nato
di grosso peso (macrosomico) arriverà anche in ritardo all’osservazione del chirurgo. In alcuni casi il
vomito, può indurre ad indagare su
eventuale infezione delle vie urinarie o intolleranze al latte, ritardando la diagnosi e presentandosi
anche con emissione di sangue digerito.
Come si fa la diagnosi?
Si puo evidenziare la peristalsi
e puo essere palpato il piloro che si
presenta come una formazione di
forma ovalare (oliva pilorica) a livello dell’ipocondrio di destra o
sulla linea mediana. Si posiziona
un sondino naso-gastrico che darà
esito a latte cagliato. L’ecografia
ha una sensibilità superiore al
95%.
Le dimensioni del piloro nel
neonato a termine sono spessore
≤ 3 mm, diametro ≤ 10 mm,
lunghezza ≤ 18 mm. La diagnosi
differenziale include altre cause di
vomito non biliare come l’iperalimentazione, il reflusso gastroesofageo, le sepsi, l’intolleranza
alle proteine del latte vaccino, l’intolleranza al lattosio. La terapia è
chirurgica.
Trattamento chirurgico: “piloromiotomia longitudinale extramucosa”. Questo intervento e
eseguito generalmente con tecnica
open mediante incisione trasversale a livello del quadrante superiore destro dell’addome o sopra
ombelicale.
Successivamente il piloro viene
esteriorizzato e viene eseguita la
piloromiotomia fino alla sottostante mucosa che si ernia nella
soluzione di continuo consentendo
cosi l’allargamento del canale pilorico e la ripresa del transito intestinale. La rialimentazione graduale
per bocca viene ripresa poche ore
dopo l’intervento ed il normale regime alimentare viene generalmente raggiunto in 4-5 giorni.
rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche
Il sonno regolare e le ore giuste di sonno sono fondamentali
per lo sviluppo equilibrato e sereno del bambino e contribuiscono a tenere alla larga i
problemi di comportamento e di
sovrappeso. E’ quanto emerge da
alcuni studi recenti pubblicati
sulla rivista Pediatrics e riportato
sul sito nostrofiglio.it.
Il primo studio, condotto su
oltre 10 mila bimbi da Yvonne
Kelly della University College di
Londra, mostra che la prima infanzia è un periodo critico per lo
sviluppo del cervello e che il sonno
incide tantissimo sullo sviluppo
stesso. “Abbiamo osservato gli
orari in cui i bimbi andavano a
letto a tre fasi dell’infanzia, cioè a
3, 5 e 7 anni” spiega Kelly, “e trovato che, a tutte queste età, andare a dormire ad orari irregolari
risulta legato a difficoltà comportamentali”.
“Vediamo anche che questi effetti sono reversibili - conclude
Kelly - nel senso che bambini che
passano da avere orari irregolari
a orari regolari mostrano miglioramenti nel loro comportamento”.
Secondo l’esperta i bambini di 1-2
mesi dovrebbero dormire dalle
10,5 alle 18 ore distribuite nelle 24
ore in modo irregolare (i periodi di
sonno possono durare pochi minuti, come diverse ore); dai 3-11
mesi occorrono dalle 12 alle 14
ore al giorno; dai 6 mesi i bambini
iniziano a dormire 9-12 ore a notte
e di La frequenza dei sonnellini
diurni diminuisce verso l’anno di
età; dai 3-5 anni dalle 11 alle 13
ore al giorno. Dai 5 anni la maggior parte dei bambini non fa più il
sonnellino pomeridiano e fino ai
12 anni dovrebbero dormire almeno 11 ore a notte.
Inoltre, un ulteriore studio, di
Chantelle Hart del Center for Obesity Research and Education
(CORE) presso la Temple University, sempre pubblicato su Pediatrics, ha dimostrato in maniera
diretta e concreta l’effetto del
sonno sull’alimentazione, un’associazione già nota da tempo.
Sono infatti molti gli studi che evidenziano che la carenza di sonno
fa male alla linea, porta a mangiare di più e peggio, alimentando
il desiderio di carboidrati e cibo
Irma Mecca
spazzatura.
marzo - duemilaquindici
19
in poche parole
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CARDIOLOGA
Problemi di cuore: quando l’atrio destro comunica col sinistro
DI
ALESSANDRA ZANASI
Bambini La pervietà del forame ovale
bilingue Anomalia cardiaca, interessa il 25-30% della popolazione
I
I bambini bilingue imparano
più in fretta e sono più intelligenti.
A rivelarlo è uno studio riportato
sul portale di Huffingtonpost.it e il
sito The Independent, secondo cui
non solo conoscere due lingue
senza doverle studiare a scuola è
un bel vantaggio, ma i bambini bilingue sembrano avere una marcia in più.
“Hanno una maggior capacità
di elaborare le informazioni perché sono abituati ad affrontare
delle sfide. Non solo devono imparare due lingue contemporaneamente, ma anche riuscire a
distinguere tra le due senza mischiare le parole”, dice uno studio
della National University di Singapore.
I ricercatori del dipartimento di
psicologia, in collaborazione con
vari ospedali della città, hanno
sottoposto 114 bambini di 6 mesi
a un test chiamato ‘assuefazione
visiva’. Ai piccoli venivano fatte vedere più volte delle fotografie di un
peluche a forma di lupo e di orso.
Scopo del test era misurare in
quanto tempo i bambini si annoiano di fronte alla stessa immagine. E’ emerso che i figli di
genitori bilingue hanno una maggior sete di nuove immagini. Essi
infatti si annoiavano prima degli
altri e mostravano un maggior interesse per la foto del peluche che
non avevano ancora visto.
I ricercatori hanno perciò ipotizzato un collegamento tra la velocità con il quale i bambini si
annoiavano e lo sviluppo delle loro
capacità cognitive e dunque un più
alto quoziente intellettivo, il famoso QI. Questi effetti non sono
legati al possesso di una lingua in
particolare, ma sono stati evidenziati in tutte le coppie di lingue
analizzate.
Il Dottor Leher Singh, responsabile del progetto, ha dichiarato:
“Per gli adulti l’apprendimento di
una seconda lingua può essere
lungo e laborioso. Così a volte proiettiamo le nostre difficoltà anche
sui bambini, immaginando uno
stato di grande confusione se due
lingue diverse si accavallano nelle
loro testoline. Invece, i bambini
sono in grado di affrontare le sfide
poste dal dover imparare due lingue diverse. Non solo. Questo
esercizio gli sarà utile quando diventeranno grandi”.
Irma Mecca
20
l Forame Ovale Pervio, altrimenti abbreviato
con l’acronimo PFO, è un’anomalia cardiaca
in cui l’atrio destro comunica con il sinistro a
livello della fossa ovale. Statisticamente interessa all’incirca il 25-30% della popolazione
adulta. Si tratta di un difetto del setto interatriale dovuto alla persistenza di un lembo tra il
septum primum ed il septum secundum al momento della nascita.
Questo difetto possiede il solo significato di
poter rappresentare una via potenziale per un
embolismo paradosso; solitamente non dà origine a shunt.
Nella vita fetale il forame
ovale è aperto, per permettere
al sangue proveniente dalla
vena ombelicale di passare nel
circolo arterioso senza attraversare per il circolo polmonare, dato che i polmoni non
sono ancora funzionanti. Alla
nascita, nel momento in cui il
circolo polmonare diventa pienamente funzionante, la pressione atriale sinistra diventa
leggermente superiore a
quella destra.
Il destino del PFO è, quindi,
quello di una chiusura per
trombosi laminare nel 70% dei casi entro il
primo anno di vita, mentre nel restante 30% si
ha esclusivamente una chiusura funzionale do-
vuta al gradiente pressorio transatriale.
Normalmente, entro il primo anno di vita, la
chiusura diviene permanente. Il forame ovale
viene definito pervio quando questa saldatura
non avviene e la chiusura anatomica risulta imperfetta, o manca completamente. Nelle normali condizioni di vita, il PFO non comporta
nessun problema.
Se invece la pressione nell’atrio destro supera quella dell’atrio sinistro, ci può essere un
passaggio (shunt) di sangue attraverso il PFO
dall’atrio destro all’atrio sinistro.
Se in questo sangue
sono presenti bolle o emboli, può verificarsi un’embolia e conseguente ictus
cerebrale.
E’ di fondamentale importanza diagnosticare il
PFO in pazienti giovani (di
età inferiore ai 60 anni),
colpiti da uno o più episodi
di ischemia cerebrale transitoria o da ictus, la cui
causa non sia stata determinata (“criptogenetica”) e
si sospetti una embolia cerebrale, in subacquei colpiti da forme gravi di
malattia da decompressione dopo immersioni
e in pazienti con frequenti episodi di cefalea
(emicrania con aura): la prevalenza di PFO è del
48% nei pazienti con emicrania ed aura, contro
il 23% nei pazienti con altri tipi di cefalea.
La diagnosi di PFO viene effettuata mediante
Ecocardiografia Transtoracica (TTE) e Transesofagea (TEE) e Doppler Transcranico (TCD). Il
TCD e il TEE sono test diagnostici complementari per la diagnosi di PFO, ma il TCD dovrebbe
essere raccomandato come esame di prima
scelta per lo screening, a causa della sua semplicità, la non invasività, il basso costo e l’elevata
fattibilità.
Nei casi in cui sia indicata la chiusura del
PFO, attualmente all’intervento a cuore aperto,
ormai riservato a rarissimi casi, viene preferita
la chiusura transcatetere. La tecnica consiste
nell’introduzione di un catetere dalla vena femorale, che arriva al cuore attraverso la vena
cava inferiore, attraversa il forame ovale e posiziona un ombrellino tra atrio destro e sinistro.
Ai primi ombrellini (detti “device”) con struttura
metallica si stanno affiancando adesso nuovi
device in materiale riassorbibile.
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ESPERTA IN NUTRIZIONE
Allattamento e svezzamento: errori da evitare
DI
DORA COCUMAZZI
L’alimentazione del bambino
N
L’introduzione di
alimenti diversi dal latte?
Dal sesto mese in poi
e mai prima del quarto
marzo - duemilaquindici
ei primi sei mesi di vita l’allattamento al seno rappresenta la forma migliore di
alimentazione per il bambino, il
latte materno è il nutrimento di eccellenza per i neonati poiché fornisce tutti i nutrienti di cui
necessitano e nelle giuste quantità.
Il contenuto proteico del latte
umano è adeguato alle esigenze di
crescita del bambino, il suo profilo
amminoacidico è ideale per la sintesi proteica e la tipologia dei suoi
acidi grassi lo rende particolarmente adatto per il corretto sviluppo cerebrale. Il latte materno,
inoltre, contiene numerose sostanze in grado di fornire protezione immunologica al neonato,
alle quali si aggiungono elementi
antiflogistici che riducono le reazioni infiammatorie soprattutto a
livello intestinale. Ogni bambino,
salvo controindicazioni, dovrebbe
essere allattato esclusivamente al
seno nei primi sei mesi di vita e
l’allattamento dovrebbe essere
continuato durante lo svezzamento
e prolungato anche oltre i due anni.
Nel caso in cui l’allattamento al
seno non dovesse essere possibile,
si può fare ricorso al latte adattato,
evitando quello vaccino prima dei
dodici mesi.
L’introduzione graduale di alimenti diversi dal latte è consigliata
dal sesto mese e mai prima del
compimento del quarto mese.
Al sesto mese di vita il bambino
avrà raggiunto un grado di sviluppo
motorio, psichico e dell’apparato
gastrointestinale tali da poter iniziare ad assumere cibi diversi dal
latte, inoltre, l’introduzione di nuovi
alimenti è importante poiché il
latte da solo non è più in grado fornire il nutrimento adeguato. Durante lo svezzamento è comunque
fondamentale che il 50% del fabbisogno nutrizionale sia coperto dal
latte, preferibilmente materno. Per
quanto riguarda l’introduzione di
nuovi alimenti, attualmente si
segue uno schema meno rigido rispetto al passato, infatti, come indicato anche dal comitato
ESPGHAN (European Society for
Pediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition), non ci sono
prove scientifiche convincenti che
l’eliminazione o l’introduzione tardiva di alimenti allergizzanti come
le uova o il pesce riduca il rischio di
sviluppare allergie sia nei bambini
a rischio sia in quelli non a rischio.
Per quanto riguarda il glutine, evitare l’introduzione precoce (prima
dei 4 mesi) o tardiva (oltre i 7 mesi),
allattare il bambino nel periodo di
introduzione del glutine e prolungare l’allattamento al seno, potrebbero aiutare a prevenire
l’insorgenza della malattia celiaca
nei bambini geneticamente predisposti.
Le necessità energetiche, nel
primo anno di vita, devono essere
soddisfatte per circa il 50% delle
calorie totali da lipidi, per circa il
10-12% da proteine e per circa il
40% da carboidrati. Anche in questo periodo così delicato della vita
è utile seguire le indicazioni della
dieta mediterranea, cercando di
non esagerare con l’apporto proteico, soprattutto di origine animale, si consiglia, inoltre, di non
aggiungere sale, zucchero o miele
alle pietanze, di evitare le bevande
zuccherate come i succhi di frutta,
evitare latte o yogurt a basso contenuto di grassi, utilizzare preferibilmente olio di oliva per i
condimenti e rimandare l’utilizzo
del latte vaccino al compimento del
primo anno.
rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche
marzo - duemilaquindici
21
PSICOLOGI
La storia insegna che può fare più vittime un pregiudizio che una spada
Omosessualità: patologia o normalità?
Cos’è? Da cosa dipende? Ecco il punto di vista scientifico sull’argomento
R
iprendiamo a viaggiare insieme, soffermandoci sull’orientamento sessuale ed
in particolare sull’omosessualità.
Cos’è? Da cosa dipende? Qual è il nostro
grado di accettazione rispetto ad un orientamento non eterosessuale?
Se potessimo fermarci a raccogliere tutte
le vostre risposte immaginiamo possano essere molteplici ed anche molto differenti tra
di loro. Questo perché purtroppo il punto di
vista scientifico sull’omosessualità è tuttora
poco conosciuto e non ancora incarnato dalla
società. Ve ne diamo un assaggio per mostrarvi il percorso compiuto dalla scienza in
circa 200 anni ed a
cosa si è giunti negli
ultimi decenni.
Le prime concezioni
psichiatriche
dell’omosessualità nascono nell’800. Partono da una visione
patologica e vengono
sperimentate cure per
condurre le persone
omosessuali all’eterosessualità: brumuro,
ipnosi, massicce terapie farmacologiche,
elettroshock. Immaginate con quali conseguenze devastanti per gli
sfortunati sottoposti.
sociopatici di personalità. Nel 1968 viene edito se è possibile differenziare il loro funzionaGià in quel tempo, però, alcuni studiosi il DSM II e l’omosessualità viene ancora inse- mento psicologico.
emergono con dei dubbi ed iniziano a soste- rita tra i disturbi mentali, ma sotto un’altra caI protocolli non sono distinguibili: non esinere che l’omosessualità sia una naturale va- tegoria, quella dei disturbi mentali non stono markers psicopatologici dell’omosessualità, dunque non può essere
riante umana. Tra questi lo psichiatra
considerata una patologia.
Hirshfeld che sostiene che l’omosesAnche qui è necessaria un’altra riflessualità sia una tendenza congenita e
sione: in base a cosa veniva definita una
che non debba essere sottoposta a
malattia? L’esperimento condotto dalla
cura.
Hooker era in realtà semplicissimo ed
Con la nascita della psicoanalisi
avrebbe potuto svolgersi molto tempo
anche Freud si occupa di dare una
prima, ma evidentemente la classificaspiegazione all’omosessualità e la conzione patologica dell’omosessualità era
cepisce come un arresto dello sviluppo.
stata fatta solo sulla base di un pregiudizio:
In realtà, però, Freud mostra un attegsiamo tutti eterosessuali quindi chi non
giamento ambirientra in questa norma è malato. E’ provalente: se da un
prio vero che può fare più vittime un prelato la fa divengiudizio che una spada.
tare una patoloL’omosessualità scompare finalmente
gia,
dall’altro Da sinistra Giovanni Papa, Tiziana Carella e Claudia Girardi (*)
dal DSM. Dal 17 maggio 1990 per l’Orgaafferma che sia
nizzazione Mondiale della Sanità, l’omosesuna variante della fun- psicotici.
zione sessuale che non
Questo cambiamento di categoria lascia sualità è “una naturale variante umana sulla
deve essere curata.
riflettere: come è possibile classificare una quale incidono fattori biologici, psicologici, soIn questo panorama patologia non essendo sicuri di quale patolo- ciali, culturali, storici ecc..”.
A tutti i ragazzi e ragazze che stanno prennel 1952 viene pubbli- gia si tratti?
cato il DSM I, ovvero il
Nel 1974 assistiamo ad un primo cambia- dendo coscienza del loro orientamento omomanuale diagnostico e mento, grazie alle ricerche di Evelyn Hooker sessuale ed ai loro genitori abbiamo a cuore
statistico dei disturbi che conduce un esperimento destinato ad en- dirgli che non devono sentirsi né sbagliati, né
mentali, redatto ed trare nella storia della psicologia: sommini- malati, ma che possono considerare e vivere
adottato a livello mon- stra una batteria di test a gruppi di persone il loro differente orientamento come un elediale. L’omosessualità compare tra i Disturbi omosessuali ed eterosessuali per esaminare mento naturale della loro identità.
(*)Tiziana Carella, psicologa e psicoterapeuta; Giovanni Papa e Claudia Girardi psicologi e specializzandi in psicoterapia
AVVOCATO
Il contratto “Rent to buy”: cos’è e come funziona
Per i vostri quesiti: marketing@6donna.com - Tel. 0881.563326
DI
DANIELA MURANO
Le opportunità dell’affitto “con riscatto”
Soluzione vantaggiosa
per entrambe le parti:
ecco tutti i motivi
N
onostante il periodo non sia economicamente dei migliori l’esigenza di acquistare casa
continua ad essere fortemente sentita.
Non disponendosi tuttavia delle
somme necessarie all’acquisto - vuoi
per la diffusa precarietà lavorativa che
per le difficoltà di risparmiare date da
un costo della vita sempre più alto non resta che ricorrere al prestito concesso dalle banche dopo l’onerosa stipulazione di un contratto di mutuo.
Accendere un mutuo però non risulta essere cosa semplice da fare:
nella maggior parte dei casi i costi che
si devono sopportare sono davvero elevati, per non parlare poi delle difficoltà
insite nel procedimento stesso di accesso al credito.
E’ allora utile sapere che oggi non
bisogna più considerare il mutuo come
unica soluzione praticabile: l’acquisto
di un immobile può avvenire stipulando
il nuovo contratto “rent to buy” ovvero
“affitto con riscatto” previsto dal cosiddetto decreto “Sblocca Italia” n.
22
133/2014.
In cosa consiste
questo nuovo contratto?
E’ un contratto
che prevede l’immediata concessione
del
godimento di un
immobile, con diritto per il conduttore di acquistarlo
entro un termine
determinato imputando al corrispettivo
del trasferimento la parte di canone indicata nel contratto.
In altre parole il potenziale venditore e il potenziale acquirente possono
pattuire che il potenziale acquirente ottenga immediatamente il diritto di abitare e di godere dell’immobile
desiderato pagando al potenziale venditore un canone mensile per un determinato periodo di tempo che non può
superare i dieci anni.
Alla scadenza del termine pattuito
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rata come un acconto sul prezzo
definitivo di vendita.
Se infatti, alla
scadenza del termine, non si ha più
intenzione di acquistare l’immobile
la somma che è
stata considerata
acconto sul prezzo
di vendita dovrà es-
si può decidere di acquistare la proprietà
dell’immobile corrispondendo al venditore
una somma di denaro
di molto inferiore al
prezzo di acquisto.
Questo perché una
parte del canone versata negli anni
precedenti rimane definitivamente acquisita dal potenziale venditore come
corrispettivo del godimento dell’immobile, mentre un’altra parte è conside-
sere restituita.
Così facendo entrambe le parti
possono ottenere evidenti vantaggi: chi
intende acquistare avrà il vantaggio di
poter contare sull’immediata disponi-
bilità dell’abitazione sborsando una
cifra non elevata nonché il vantaggio di
poter alla fine diventare proprietario
della stessa pur con un’esigua disponibilità economica; chi intende vendere
avrà invece il vantaggio di approfittare
dell’immediata disponibilità di una
certa somma mensile senza aspettare
di raggiungere il più difficile risultato di
una compravendita mediante concessione di mutuo. Al potenziale acquirente è altresì concessa adeguata
tutela da tutti i rischi che nel frattempo
possono pregiudicare il sua
acquisto, primo fra tutti il
fallimento del potenziale
venditore.
Questo nuovo tipo di
contratto può essere inoltre
utilizzato anche per l’acquisto di fabbricati ad uso diverso da quello abitativo e di
terreni. E’ dunque opportuno
prendere in considerazione
l’utilizzo di questo contratto
anche e soprattutto perché
le parti contraenti, sotto la
guida e il consiglio del loro professionista di fiducia, dispongono della più
ampia libertà di modellarlo nel modo
che più risponde ai loro rispettivi interessi.
rubriche rubriche rubriche rubriche rubriche
A 25 km da Foggia , nella rigogliosa campagna Dauna della tradizionale
cittadina di Cerignola, lontano dai frastuoni , sorge la tenuta Villa Demetra. Una struttura immersa in un meraviglioso parco di 30.000 mq, la magica scenografia naturale che renderà ogni cerimonia indimenticabile. Nel
parco di Villa Demetra è possibile gustare aperitivi deliziosi e ottimi buffet,
celebrare matrimoni con rito civile o con rito religioso ed anche è realizzare
un ricevimento completamente all’esterno.
Villa Demetra riesce a creare magiche atmosfere sospese nel tempo che
prendono vita in due distinte sale dalla diversa personalità.
La Sala Demetra, struttura in grado di garantire ampia comodità anche
ai matrimoni più numerosi, grazie ad una ricettività capace di accogliere
oltre 300 ospiti.
L’ampiezza della sala non pregiudica la sensazione di sentirsi in un
luogo intimo e familiare. Una maestosa capriata in legno che sovrasta la
grande sala contribuisce a determinare quella suggestione calda e ricercata, sottolineata dalla luce di preziosi lampadari che enfatizzano i toni dorati di quadri, mobili, specchi e candelieri i cui riflessi si sposano in un
connubio perfetto con l’argenteria che adorna ogni tavola.
La Sala Storica è arredata con toni pastello tendaggi dalle sfumature
tenui e delicate, pavimentazioni in cotto spagnolo e maioliche dipinte a
mano. Il gioco di colori dall’affascinante candore che fonde arredamenti e
allestimenti, rende ancor più indimenticabile ogni ricevimento, avvolgendolo in una luce da sogno che farà sentire sia gli sposi che ogni ospite, coccolati nel massimo relax.
SS 16 N.18 - 71042 - CERIGNOLA (FOGGIA) - TEL. 0885.418988 WWW.VILLADEMETRA.IT
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