La disgregazione delle rocce produce CLASTI, che poi vari AGENTI di TRASPORTO possono portare via. I sedimenti clastici prodotti dall’erosione delle terre emerse sono detti DETRITICI o TERRIGENI. Gli agenti di trasporto depositano i detriti negli AMBIENTI SEDIMENTARI, formando CORPI SEDIMENTARI. Un BACINO SEDIMENTARIO è una zona subsidente che comprende molti ambienti sedimentari interconnessi. 77 ROCCE SEDIMENTARIE CLASTICHE Le tessiture clastiche sono costituite da FRAMMENTI di rocce e/o di singoli minerali. La forma IRREGOLARE delle particelle e la presenza di INTERSTIZI tra una particella e l’altra permettono di distinguere facilmente queste tessiture da quelle cristalline. I sedimenti clastici hanno origine dai processi di DEGRADAZIONE METEORICA, e in particolare dalla DISGREGAZIONE. L’ALTERAZIONE (alias disfacimento) è un processo chimico che i minerali subiscono quando non sono stabili in condizioni superficiali. La DISGREGAZIONE è un processo meccanico che le rocce subiscono quando sono esposte alle variazioni di temperatura e d’umidità indotte dagli agenti atmosferici. La velocità di entrambi i processi dipende dal CLIMA (chiedersi come), ma quella della disgregazione dipende anche dal grado d’alterazione della roccia. Come si sono formate le profonde cavità di questo masso granitico (Caprera, Sardegna)? 78 Questo micro-gabbro (Ponza, Lazio) è alterato? Come si sono formate le sue fratture? I prodotti della degradazione subiscono micro-movimenti dovuti alle variazioni di temperatura e di umidità. Nei pendii, questi spostamenti si allungano per effetto della gravità e del ruscellamento. Conoscere profondità e forma dell’interfaccia tra roccia in posto e regolite è necessario per la progettazione di molte opere d’ingegneria. Per raggiungere quest’obiettivo il rilevamento geologico deve essere completato con indagini di sottosuolo: in ordine di costo crescente, si possono fare prospezioni elettriche e sismiche, penetrometrie e sondaggi. 79 In questo fronte di scavo, l’apparente piegamento verso il basso (“uncinatura”) delle colonne di trachite subvulcanica rivela come la roccia madre alterata abbia subito micromovimenti (“reptazione”). Le cause dei movimenti sono variazioni periodiche di temperatura e umidità, mentre la direzione dei movimenti è controllata soprattutto dalla gravità. I prodotti della degradazione sono quasi tutti destinati a subire una o più fasi di trasporto. Per i sedimenti clastici si parla di trasporto SOLIDO. Il trasporto solido è SELETTIVO se la velocità dei clasti dipende dalle loro dimensioni, mentre è IN MASSA se non ne dipende. Nell’esempio a fianco, da cosa dipendono la quantità e le dimensioni dei clasti trasportati in SOSPENSIONE? Il trasporto in sospensione è selettivo o in massa? AMBIENTI DI SEDIMENTAZIONE DETRITICA Gli ambienti di sedimentazione detritica sono le tappe del lungo viaggio che i detriti compiono dalle cime delle montagne agli abissi del mare. In questi ambienti gli agenti di trasporto perdono energia e depositano il proprio carico solido, formando corpi sedimentari. L’accumulo dei detriti crea strutture singenetiche (varie forme di stratificazione) specifiche per ogni singolo agente di trasporto. 80 CLASSIFICAZIONE DEI SEDIMENTI CLASTICI in base al TIPO DI TRASPORTO Nessun trasporto: sedimenti eluviali o residuali Trasporto breve e molto lento: sedimenti colluviali Trasporto lungo (ordine di grandezza da 100 m a 100 Km): sedimenti detritici o terrigeni (v. tabella) Agenti di trasporto Ambienti sedimentari Corpi sedimentari Gravità (trasporto selettivo) Gravità (trasporto in massa) Ghiacciai Di versante Di versante Glaciali Corsi d’acqua Alluvionali Venti Corsi d’acqua Correnti di marea Onde e mareggiate Venti Correnti di marea Onde e mareggiate Venti Mareggiate eccezionali Gravità (trasporto in massa) Gravità (flusso di sedimento in sospensione) Gravità (flusso di sedimento in sospensione) Gravità (flusso di sedimento in sospensione) Eolici Conoidi e falde di detrito Frane Morene Depositi fluviali d’alveo, di conoide e di piana Depositi lacustri Dune Transizionali (costieri) Delta Transizionali (costieri) Estuari e piane di marea Transizionali (costieri) Spiagge Di piattaforma Di scarpata sottomarina Di scarpata sottomarina Di conoide sottomarina Di piana sottomarina Di scarpata sottomarina Di alto sottomarino Abissali Strati di tempesta Frane sottomarine Depositi turbiditici canalizzati Depositi turbiditici prossimali Depositi turbiditici distali Gravità (decantazione) Depositi di fango argilloso Trasporto lungo con miscela tra sedimenti terrigeni e indigeni: sedimenti emipelagici (v. tabella) Agenti di trasporto Ambienti sedimentari Gravità (decantazione) Gravità (decantazione) Gravità (decantazione) Di scarpata sottomarina (sopra la CCD) Di alto sottomarino (sopra la CCD) Abissali (sotto la CCD) Corpi sedimentari Depositi di fango argilloso-calcareo-siliceo Depositi di fango argilloso-siliceo Questa classificazione dev’essere studiata a fondo, poiché su di essa si basano le legende delle carte geologiche. Granulometria e arrotondamento dei clasti dipendono da tipo e lunghezza del trasporto sedimentario. Mediante questo schema si esegue la prima fase del riconoscimento dei campioni, possibile anche sulle foto proiettate in aula. Per le fasi successive si deve seguire la procedura descritta nell’Appendice 1. 81 SEDIMENTAZIONE CLASTICA CONTINENTALE CONOIDE DI DETRITO FALDA DI DETRITO Sezione verticale di un conoide di detrito: la stratificazione è obliqua, e la gradazione è diretta. I clasti più fini si fermano nell’apice del conoide, mentre quelli più grossolani ne raggiungono la periferia. Con la crescita del conoide, i clasti fini apicali migrano sulla verticale dei clasti grossolani periferici. La gradazione diretta si può quindi osservare anche in un sondaggio. Campione da descrivere e interpretare FRANA PER CROLLO Campione da descrivere e interpretare FRANA PER COLAMENTO EROSIONE GLACIALE EROSIONE GLACIALE E DEPOSITI MORENICI 82 VALLE GLACIALE CON SOGLIA Due fondamentali differenze tra le valli scavate dai corsi d’acqua (figura a sinistra in alto) e dai ghiacciai (figura a sinistra in basso). (1) La sezione trasversale della valle è a “V” nel primo caso, e a “U” nel secondo. (2) Le valli sospese esistono solo nel secondo caso. Dopo lo scioglimento dei ghiacciai, le forme glaciali vengono “rimodellate” dai corsi d’acqua, che incidono le valli sospese formando profonde “forre” (sin. “canyon”). CIRCHI GLACIALI LINGUA GLACIALE E DEPOSITI MORENICI LAGO IN UN ANFITEATRO MORENICO “PIRAMIDI DI TERRA” 83 Le piramidi di terra si formano quando le acque di ruscellamento incidono solchi nei sedimenti fini di un accumulo morenico antico e debolmente cementato. Trovare analogie e differenze tra piramidi di terra, calanchi e solchi carsici PICCOLO CONOIDE ALLUVIONALE MEANDRI FLUVIALI I meandri fluviali si formano per lo spostamento laterale che l’alveo di un corso d’acqua subisce in presenza di ostacoli: nell’esempio fotografico riportato sopra, alcune rocce del fondovalle sono più resistenti di altre. In ogni meandro la sponda concava arretra per erosione, mentre la sponda convessa avanza per sedimentazione. Nel loro insieme, questi spostamenti causano: (a) una progressiva migrazione dei meandri, in accordo col verso della corrente; (b) una progressiva strozzatura di ogni singolo meandro, che ha come risultato ultimo l’abbandono del meandro e la rettifica dell’alveo. TERRAZZI FLUVIALI MISTI 84 TERRAZZO FLUVIALE MISTO Origine ed esempi dei TERRAZZI FLUVIALI Per capire bene la terminologia di questa pagina si consiglia di consultare glossario, libri e Internet. Per capire bene i concetti espressi bisogna innanzitutto ricordare che un corso d’acqua ha bisogno di ENERGIA per scavare la propria valle, e che la sua energia CALA col procedere dell’escavazione. L’equilibrio morfodinamico viene raggiunto quando il corso d’acqua non ha più l’energia per scavare, ma solo quella per divagare nel fondovalle, erodere le sponde e trasportare il sedimento. Perchè si formino dei terrazzi il corso d’acqua deve ricominciare a scavare, ma può farlo solo se la sua energia AUMENTA. Un aumento GENERALE dell’energia del corso d’acqua si ha se aumenta il dislivello tra sorgente e foce: ciò accade quando i MOVIMENTI TETTONICI sollevano la valle, oppure quando una GLACIAZIONE abbassa il livello del mare (ci sono altri modi per abbassarlo?). Un aumento LOCALE dell’energia del corso d’acqua si ha se viene aperta una CAVA nel suo alveo. In questo caso il fondo della cava rappresenta un livello di base locale, più basso del profilo d’equilibrio: la cava ha creato un “gradino” nell’alveo, che innesca l’erosione regressiva del corso d’acqua. A monte della cava si formano terrazzi. 85 Un fondovalle ben calibrato Campione da descrivere e interpretare Campione da descrivere e interpretare Campione da descrivere e interpretare Nel corso di una piena fluviale il trasporto del sedimento avviene in massa. Se il sedimento è grossolano e molto abbondante, nella fase calante della piena si forma un alveo a canali intrecciati, come quello della foto a fianco. 86 Molti torrenti appenninici (nella foto il T. Ceno, PC) hanno alvei a canali intrecciati. Le piene di questi corsi d’acqua possono essere catastrofiche. Gli alvei a canali intrecciati hanno il massimo sviluppo nei conoidi alluvionali pedemontani. I due conoidi rappresentati in questa foto si trovano in Iran, e presentano un grado di pericolosità alluvionale molto elevato. Questi conoidi sono in qualche modo simili a quelli che i nostri torrenti formano passando dall’Appennino alla Pianura padana. Cercare i nostri conoidi nelle carte e su Google Earth, per valutare affinità e differenze con questi. 87 Nei TORRENTI la variazione di portata tra magra e piena è molto grande, e il trasporto sedimentario avviene quasi esclusivamente durante le piene. Nei FIUMI la variazione di portata è minore, e il trasporto sedimentario avviene con più continuità. I torrenti che scendono dalle montagne depositano la maggior parte dei propri sedimenti ghiaiosi nei CONOIDI dell’alta pianura, creando alvei a CANALI INTRECCIATI. Strada facendo i torrenti diventano fiumi, perchè la loro portata aumenta e si regolarizza. Nella bassa pianura i fiumi depositano sedimenti sabbiosi, creando alvei a MEANDRI. Dove vanno a finire i sedimenti limosi e argillosi? Porsi le seguenti domande: (1) perchè una pianura alluvionale è piatta? (2) in una pianura alluvionale, le massime quote coincidono con gli alvei fluviali o con le zone tra un fiume e l’altro? (3) l’urbanizzazione ha fatto aumentare o diminuire i dislivelli in pianura? SEDIMENTAZIONE CLASTICA COSTIERA MODELLINO NATURALE DI UN DELTA Sezione verticale di un delta: la stratificazione è obliqua, e la gradazione è inversa. I clasti più grossolani si depositano nella piana deltizia, mentre quelli più fini vanno a formare il prodelta. Con la crescita del delta, i clasti grossolani della piana migrano sulla verticale dei clasti fini di prodelta. La gradazione inversa si può quindi osservare anche in un sondaggio. 88 La forma di una foce fluviale dipende dall’equilibrio tra la quantità di sedimenti apportata dal fiume e la quantità di sedimenti asportata dal mare. Se l’energia del fiume prevale su quella del mare, il delta avanza fino all’equilibrio. Se l’energia del mare prevale su quella del fiume, il delta arretra fino all’equilibrio. Sono “costruttivi” i delta che mantengono nel tempo una posizione avanzata, mentre sono “distruttivi” quelli che avanzano solo quando il fiume è in piena. In un estuario, la foce mantiene nel tempo una posizione arretrata. ANTICHI SEDIMENTI DELTIZI ANTICHI SEDIMENTI DELTIZI Le dune emerse, le dune sommerse (barre) e le increspature di sabbia (ripple) hanno in comune il trasporto SELETTIVO del sedimento da parte di una CORRENTE. Dato che questo trasporto è laterale, si forma una stratificazione inclinata. Se la direzione e/o il verso del trasporto cambiano nel tempo, si forma una stratificazione incrociata. Stratificazioni inclinate e incrociate su vasta scala sono indicative di ambienti continentali, di mare basso e di piattaforma. Le dune sono ben sviluppate in molti tratti della costa italiana. I migliori esempi si trovano in Sardegna, in Puglia e nei dintorni del delta del Po. 89 I sedimenti di spiaggia subiscono un trasporto lunghissimo e selettivo, detto deriva litorale (longshore drift). La deriva litorale alimenta le spiagge con i sedimenti che vengono dai fiumi e dalla demolizione dei promontori. Se questi sedimenti non compensano quelli asportati da venti, maree e mareggiate, la spiaggia viene erosa. Per difendere dalla erosione le spiagge di Marche e Romagna sono state realizzate barriere trasversali e longitudinali. Le prime si sono rivelate poco efficaci, mentre le seconde funzionano meglio e sono molto utilizzate. I due tipi d’intervento hanno il comune obiettivo di sottrarre il sedimento alla deriva litorale. Purtroppo, questo significa anche sottrarre il sedimento alle spiagge senza barriere. 90 I concetti di trasgressione e regressione sono di primaria importanza per l’intepretazione delle carte geologiche. 91 Queste figure illustrano gli stessi concetti della pagina precedente, in modo più realistico e preciso. ESEMPI DI ARENARIE ARENARIA MOLTO GROSSOLANA ARENARIA MEDIA ARENARIA FINISSIMA ARENARIA QUARZOSA POCO CEMENTATA ARENARIA QUARZOSA MOLTO CEMENTATA 92 ARENARIA IBRIDA ARENARIA CON COGOLI I COGOLI sono strutture diagenetiche di forma da rotondeggiante a stratoide, che si formano durante la CEMENTAZIONE di un sedimento sabbioso. Il processo inizia nelle zone dove il sedimento è più permeabile e/o più ricco di gusci calcarei, poi si estende in modo centrifugo nel sedimento circostante. La resistenza dei cogoli è solitamente molto maggiore di quella del resto dell’ammasso. SEDIMENTAZIONE CLASTICA TURBIDITICA ARENARIE TURBIDITICHE ALTERNATE A MARNE Le correnti di torbida sono FLUSSI GRAVITATIVI di sedimento in SOSPENSIONE nell’acqua di mare. I flussi sono innescati dai SISMI, che causano la liquefazione dei sedimenti sabbiosi di piattaforma. Le frane sottomarine indicate nella figura rappresentano eventi sporadici. 93 I dati riportati nella figura a fianco permettono di calcolare la velocità di questa corrente di torbida: 124 Km/h Gradazione diretta e strutture sedimentarie di uno strato turbiditico. L’arenite massiccia alla base dello strato deriva da sabbia trasportata in massa (flusso concentrato, alta energia), mentre l’arenite laminata e la siltite laminata mostrano gradi crescenti di selezione granulometrica (flusso diluito, bassa energia). La lutite fine deriva dal fango emipelagico che si è sedimentato tra un flusso e l’altro. Il tasso di sedimentazione degli strati torbiditici è nell’ordine di un metro al giorno, mentre quello degli strati emipelagici è nell’ordine di un decimo di millimetro all’anno. ARENARIE TURBIDITICHE ARENARIA FINISSIMA TURBIDITICA, CON RIPPLE MARKS DUE STRATI TURBIDITICI AMALGAMATI ARENARIA MEDIA TURBIDITICA 94 LO STRATO GUIDA “CONTESSA” LO STRATO GUIDA “CALANCA” UN’ENORME FRANA SOTTOMARINA DEFORMAZIONI DI SEDIMENTO POCO CONSOLIDATO CARATTERISTICHE GEOLOGICO-TECNICHE E USO DI SEDIMENTI CLASTICI E ROCCE SEDIMENTARIE CLASTICHE GRANULARI Le seguenti domande servono a ripassare e a ragionare su alcuni temi applicativi. Alcune risposte sono già state date, e gli studenti sono invitati a inserire quelle mancanti Che differenza c'è tra un'arenite e un'arenaria? Cos'è la matrice? Perché un'arenaria ricca di matrice solitamente è anche ricca di mica? Un maggior contenuto in matrice fa aumentare o diminuire la permeabilità di un'arenaria? In un'arenaria, l'abbondanza di matrice favorisce o sfavorisce la cementazione? In una calcarenite, l'abbondanza di matrice favorisce o sfavorisce la cementazione? Le piogge acide danneggiano più facilmente un manufatto di arenaria a cemento calcareo o uno di calcare? Come riconosco uno strato di origine turbiditica? Perché le turbiditi sono ottimi "strati guida"? È più matura un'arenaria di spiaggia o un'arenaria turbiditica? È più permeabile un'arenaria di spiaggia o un'arenaria turbiditica? Usi delle sabbie: inerti per miscele cementizie, materie prime per vetri e ceramiche. Usi delle ghiaie calcaree: inerti pregiati per calcestruzzo, massicciate stradali e drenaggi. Usi delle ghiaie polimictiche: inerti pregiati per acciottolati, gabbioni e drenaggi. Quali sono le implicazioni della selezione granulometrica sulle risorse minerarie e sulle risorse idriche associate ai sedimenti clastici granulari? 95 Appendice 1 – Schemi per le esercitazioni SEDIMENTI CLASTICI e ROCCE SEDIMENTARIE CLASTICHE GRANULARI Per le finalità del riconoscimento a vista, si definiscono sedimenti GRANULARI quelli le cui particelle costituenti (tessiture) sono individuabili a occhio nudo o con lente 10x. Quando ciò non è possibile, si parla invece di sedimenti FINI (v. lutiti fini). I SEDIMENTI clastici granulari si analizzano mediante le DIMENSIONI, la FORMA e la COMPOSIZIONE dei CLASTI. Nelle ROCCE sedimentarie clastiche granulari si descrivono anche quantità e composizione del CEMENTO. (1) GRANULOMETRIA: il sedimento viene suddiviso in CLASSI sulla base del DIAMETRO medio dei clasti. Ai fini geotecnici, le percentuali dei clasti di ogni classe vengono misurate con specifiche ANALISI di laboratorio. Ai fini del rilevamento geologico è invece sufficiente una descrizione VISIVA della granulometria, come quella che si ottiene con le valutazioni elencate di seguito. Figura 1 (1.1) GRANULOMETRIA DOMINANTE: il campione si classifica mediante la tabella della Figura 1, tratta con alcune modifiche dalla scala di Udden & Wentworth. Si indica con il PRIMO NOME la frazione granulometrica dominante, riservando uno o più ATTRIBUTI SUCCESSIVI alle frazioni subordinate, in ordine di abbondanza relativa DECRESCENTE: per esempio, “ghiaia sabbioso-limosa” vuol dire “molta ghiaia con sabbia e poco limo”. I limiti delle CLASSI GRANULOMETRICHE sono facili da individuare, perché: al di sopra di 1/16 mm le particelle sono visibili a OCCHIO NUDO e si possono misurare; tra 1/16 mm e 1/256 mm le particelle si vedono solo con la LENTE 10x; al di sotto di 1/256 mm le particelle si vedono solo al MICROSCOPIO. (1.2) DISTRIBUZIONE STATISTICA DELLA GRANULOMETRIA: nei sedimenti e nelle rocce a grana grossa, questo parametro si può stimare confrontando il campione con i COMPARATORI riportati nella Figura 2. Se nel sedimento o nella roccia sono presenti DUE FRAZIONI clastiche a 10 Appendice 1 – Schemi per le esercitazioni granulometria differente, la più FINE delle due prende il nome di “MATRICE”. La frazione più grossolana viene detta “SCHELETRO” quando i clasti grossolani SONO A CONTATTO fra loro e sostengono il sedimento. In caso contrario si parla di “clasti grossolani DISPERSI”, e il sedimento è sostenuto dalla matrice. I clasti grossolani dispersi indicano che l’ultima fase di TRASPORTO del sedimento è avvenuta IN MASSA, mentre lo scheletro indica un trasporto SELETTIVO. Se la granulometria dello scheletro è ASSORTITA, il trasporto è stato poco selettivo e/o CORTO. Se la granulometria dello scheletro è CERNÌTA, il trasporto è stato molto selettivo e/o LUNGO. Queste indicazioni sul trasporto s’integrano con quelle fornite dall’arrotondamento e dalla composizione. Figura 2 (2) ARROTONDAMENTO: se il trasporto del sedimento avviene per ROTOLAMENTO gli spigoli dei clasti si smussano, a causa degli URTI con altri clasti. L’arrotondamento rappresenta questa SMUSSATURA e non va confuso con la SFERICITÀ, che invece dipende dalla FORMA INIZIALE dei clasti. I sedimenti e le rocce sedimentarie con granulometria maggiore di 2 mm hanno NOMI DIVERSI se i clasti sono spigolosi anziché arrotondati (Figura 1). L’arrotondamento dipende dalle DIMENSIONI dei clasti, dalla loro RESISTENZA agli urti e dalla LUNGHEZZA del trasporto. A parità di lunghezza e resistenza, i clasti più arrotondati sono quelli PIÙ GRANDI (Figura 3, comparatore 1); a parità di lunghezza e dimensioni, i clasti più arrotondati sono quelli MENO RESISTENTI (Figura 3, comparatore 2); a parità di dimensioni e resistenza, i clasti più arrotondati sono quelli che hanno subito il trasporto PIÙ LUNGO. Figura 3 (3.1) COMPOSIZIONE DEI CLASTI: l’analisi inizia dalla componente clastica prevalente, che può essere POLIMICTICA (= clasti di diverse rocce) oppure MONOMICTICA (= clasti di una sola roccia). Dato che al calare della granulometria aumenta la probabilità che un singolo clasto rappresenti un singolo minerale, la composizione delle frazioni clastiche a grana medio-fine può essere approssimata a POLIMINERALICA (= clasti di diversi minerali) oppure MONOMINERALICA (= clasti di un solo minerale). Eventuali frammenti di fossili (bio-clasti) vanno considerati a parte. 11 Appendice 1 – Schemi per le esercitazioni (3.1.1) Se la granulometria dominante è maggiore di 2 mm si descrive per esteso la COMPOSIZIONE PETROGRAFICA del campione, partendo dai litotipi più rappresentativi: per esempio, il campione potrebbe essere: una GHIAIA polimictica calcareo-silicea (sedimento sciolto) o un CONGLOMERATO polimictico calcareo-siliceo (roccia corrispondente); un PIETRISCO monomictico calcareo (sedimento sciolto) o una BRECCIA monomictica calcarea (roccia corrispondente). Per descrivere in breve le rocce monomictiche si possono usare PREFISSI: es. CALCI-RUDITE, GESSO-RUDITE. Ove possibile, l’analisi va completata con la composizione della MATRICE: es. BRECCIA CALCAREA con matrice CALCARENITICA. (3.1.2) Se la granulometria dominante è compresa tra 1/16 mm e 2 mm si decide subito se la composizione è POLIMICTICA-POLIMINERALICA o MONOMICTICA–MONOMINERALICA. In seguito, con la lente 10x, si descrive la composizione dei singoli clasti a partire da quelli più rappresentativi. Per inquadrare il campione tra le quattro ARENITI principali (Figura 1) è importante capire se prevalgono i frammenti di singoli MINERALI (es. quarzo, feldspati e miche, come nelle ARENARIE), oppure i frammenti di ROCCE a grana fine (es. pasta di fondo, lutiti, serpentiniti e filladi, come nelle ARENITI LITICHE). Si ricordi che per identificare tutti i frammenti di roccia e descrivere in modo quantitativo la composizione delle areniti è necessario il MICROSCOPIO. (3.1.3) Se la granulometria dominante è compresa tra 1/256 mm e 1/16 mm è indispensabile l’uso della lente 10x, con la quale si possono distinguere le SILTITI monomineraliche da quelle polimineraliche, solitamente affini alle arenarie. L’affinità composizionale tra siltiti ed arenarie è particolarmente evidente negli affioramenti: per esempio, uno STRATO GRADATO di origine TURBIDITICA è solitamente costituito da arenaria alla base e siltite al tetto. (3.2) COMPOSIZIONE DEL CEMENTO: il cemento è un precipitato chimico interstiziale che fa da legante tra le particelle del sedimento. I tipi più comuni di cemento sono i seguenti: CALCITE = CaCO3 (micro-cristallina) SILICE = SiO2.nH2O (cripto-cristallina o amorfa) GESSO = CaSO4.2H2O (micro-cristallino) A volte la matrice del sedimento è costituita da miscele di minerali argillosi e/o idrossidi di alluminio e/o ossidi idrati - idrossidi di ferro. Per le loro caratteristiche pseudocoerenti, queste miscele possono simulare la presenza di un cemento. Un conglomerato con matrice argillosa è una terra, anche se può sembrare una roccia: per disgregarlo basta essiccarlo e poi immergerlo in acqua. (4) MATURITÀ DEL SEDIMENTO: un sedimento è maturo quando ha subito un LUNGO trasporto SELETTIVO. La maturità, che condiziona non solo le caratteristiche geotecniche e idrogeologiche, ma anche la redditività mineraria di un sedimento, si valuta in due modi differenti (Figura 5). Figura 5 12
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